giovedì 31 gennaio 2008

Da due a tre

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Le vie di mezzo non vanno mai bene.

O è così, ed è potente, o è il suo perfetto contrario, ed è potente lo stesso.

Ed è difficile anche mantenerla la via di mezzo, quella che non è né così, né cosà.

Però in troppe cose mi sto stufando di contenere.

Quella via di passaggio, che serve a raggiungere l'irraggiungibile, è monotona e non asfaltata, ma ho capito che serve a unire due strade parallele. Veloci, autostrade. Una la stiamo percorrendo, ed è ora. L'altra la vogliamo percorrere, è il nostro obiettivo. Sta a noi far diventare questa via di passaggio, questo mezzo che è incompiuto e instabile, il giusto raccordo e il giusto punto di slancio verso qualcosa di più alto.

mercoledì 30 gennaio 2008

Milano in laboratori

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Un'uscita a Milano, oggi.



In realtà (forse, spero di no, ma chissà ...) anche l'unica vera e propria uscita di quest'anno, vista la disponibilità dei professori e le proposte da poter prendere in considerazione...



Ci andavano praticamente tutte le seconde scientifico, e con noi è venuta anche una del sociale.



Nonostante la partenza anticipata, non siamo riusciti ad arrivare in tempo, dato il traffico in autostrada, per completare il programma previsto per la mattinata (dalle 10 alle 11 e mezza), cioè il laboratorio di crittografia presso l'università.

In pratica, ne abbiamo fatto solo metà. Dopo averci divisi in gruppi da 5 di media, ci hanno fatto lavorare attorno a tavolini, su un foglio di quesiti inerenti la crittografia di tipo "Caesaris", o cifrario di Cesare.

Partendo da una frase da codificare senza alcun punto di riferimento (ma che in realtà era abbastanza banale), abbiamo fatto tutto un percorso per scoprire, attraverso algoritmi e confronti, in che maniera questo metodo, da basilare, si potesse rendere più difficile e più "criptato", meno chiaro e intuibile possibile.

Forse un po' per la guida del nostro gruppo, che non era il massimo dell'entusiasmo e dell'abilità di coinvolgere, un po' per la ripetitività dei sistemi di codificazione e delle chiavi di lettura che usavamo, l'attività non mi è parsa molto interessante.



Dopodiché, usciti alle 11 e mezza dall'università, ci avviamo verso il Museo della Scienza e della Tecnica.

Abbiamo due ore e mezza di svago circa, per mangiare, discutere, ascoltare musica, andare in un bar, ecc...

Il Duomo, ahimé, era forse un po' troppo lontano dal posto dove avevamo lasciato appuntamento con il resto della classe; eppure, ci siamo arrivati lo stesso.

Dopo un stancante tour della città a piedi, per il ritorno ci siamo resi conto che forse ne valeva la pena di utilizzare la metropolitana. E così è stato... un po' a naso, un po' chiedendo, siamo riusciti ad arrivare in tempo per un soffio (e col fiatone) all'appuntamento per la visita del museo.



In realtà, di tutto il museo, a noi interessava soltanto il laboratio dove si sintetizzavano i vari colori, naturali o artificiali.

Dato che il nostro liceo manca di un vero e proprio laboratorio di chimica, quest'esperienza si è rivelata compensativa. Abbiamo operato con sali, idruri, idracidi, ossiacidi, idrossidi (sto studiando proprio ora la classificazione dei composti in chimica), acqua e aceto, (e anche uova...) per fare i vari colori.

Beh, qui il divertimento è stato assai maggiore rispetto al mattino.

Visti anche i vari casini che sono saltati fuori...


Un bell'8 a quest'uscita. Sarebbe molto di meno per altri motivi.

mercoledì 23 gennaio 2008

Non ci sono ancora

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Quando ero piccola (l'età precisa non importa, ero bambina, punto), guardavo le persone dal basso verso l'alto.

Le vedevo alte e grosse; dicevo tra me e me che quella misura d'altezza e di imponenza era direttamente proporzionale al grado di pensiero e alla capacità di osservare in modo critico qualsiasi cosa ci fosse attorno a loro e a me.
E mi chiedevo se mai sarei stata alta e composta come i "grandi". Io invece ero ancora goffa, quelle sembianze dicevano di me che non ero alla loro altezza né per le loro discussioni, né per le loro decisioni, né per le loro azioni, né per la loro intelligenza. Cosa dovevo fare per guadagnarmela, quest'altezza?
Pensavo anche che aspettare sarebbe stato come arrendersi, allora dovevo prepararmi prima di poter affrontare un nuovo mondo, con i tacchi o senza (nel senso lato del termine). Con protesi o senza (sempre nel senso nato del termine). Dovevo vedere come loro e pensare come loro. Esercitarmi, ma sempre tra me e me.
Per prepararmi, cosa potevo fare? Forse solo immaginare come sarebbe stato. Oppure impormi di capire al volo il giorno in cui sarei passata da un gradino all'altro. Da me chiusa in fantasie a me aperta a loro. Ho sbagliato evidentemente unità di riferimento: non il giorno, bensì... cosa?
Un anno mi ha cambiata radicalmente? O un mese? O tutto l'arco del liceo lo farà? O è un processo che dura per tutta la vita? E' questo che devo capire, vero?

Mi sembra di perdere tanto di quel tempo, e il tempo mi sembra così dilatato quando ho il coraggio di riprendere in mano le principali fasi della mia storia.

Dai, vivi e basta.

Hai anche un amico che ti aspetta, su.

Concorso di scrittura e musica

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Links

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Questo è l'elenco dei blog che mi hanno linkata.

Empatia Lunare
[R]EVOLUTION
Leggo e rileggo...
Tecno Exodus
Il blog di Ercole Conte
Grafica2d3d
Architettura & Ingegneria
Quel Che Resta Del Blog
Il confine tra il reale e l'assurdo
Un post al Web
Una community tira l'altra
[about:blank]
Alieno per caso
Link x te
Il segnalatore
Isola di parole
CoseDalMioMondo
My personal paradise
Il blog di Alessio
Il blog del comune di Minturno
http://bajrak.blogspot.com/
Terra Marique
SHOPPING BAZAR
UNO PROVOCATORIO
DixDiPCperVoi
ShowFarm
Fotoritocco Vip

martedì 22 gennaio 2008

Allegro improvviso

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Il classico pezzo a scelta per il quinto.

Schubert, Impromptu op.90 n.2

Misteri di blog

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Alla cena dei blogger di sabato 19, si è discusso principalmente del topic "visite".

Ovviamente, tutti noi disponiamo di un contatore visite (come Shinystat) che ci permette di visualizzare numerose informazioni per quanto riguarda i visitatori, la provenienza, i siti di arrivo, le chiavi di ricerca, il numero, l'andamento, dei grafici per giorno della settimana oppure ora, e molto altro ancora. A questo proposito, segnalo anche Google Analytics, ottimo contatore visite che però può essere visualizzato solo dall'account cui fanno riferimeno i dati, per cui è concessa l'analisi dei report solo al blogger proprietario.

Tra i tanti interrogativi che ci siamo posti, c'è stato quello delle chiavi di ricerca; non solo io, infatti, ho notato che alcune parole che si inseriscono in un motore di ricerca e che conducono al nostro blog sono propriamente quelle in cui siamo alle prime posizioni. Anzi, spesso capita che tanti utenti accedono al mio blog grazie a una determinata parola. Provo quindi per curiosità a digitare quella stessa parola su Google e... non mi trovo nemmeno tra le prime 10 pagine della classifica del motore di ricerca.
I fattori che possono essere considerati allora sono:
- hanno acceduto al mio blog attraverso Google Images (o Google Video, o altro...);
- hanno un disperato bisogno di sapere tutto quello che c'è sul web riguardo alla parola cercata e arrivano a sfogliare i link della decima pagina e oltre (cosa che io non faccio mai);
- non è google.it ma google.com.

Ancora per curiosità, infatti, ho provato ad andare nel corrispondente inglese di google, poi in quello spagnolo, poi in quello tedesco e così via... Digitando sempre la stessa parola (ho provato prima col mio nome, solo Meghi, poi con sonia_cabrilis che è la chiave di ricerca che mi dà più visite in assoluto), ho sfogliato i vari google di nazionalità diversa. Risultato?
In inglese, per sonia_cabrilis ero più o meno al terzo posto, per Meghi non mi trovavo più...
In spagnolo, il contrario.
In italiano, alto in tutte e due.

Quindi se c'è una chiave di ricerca strana che non capite perché vi dia tante visite, provate a cercare negli altri google...

domenica 20 gennaio 2008

Sbalzo d'attesa

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Sto aspettando qualcuno, meglio qualcosa da qualcuno. L'insonnia mi dà la giusta pazienza per l'attesa, e intanto infonde fiducia e ancora pazienza.

La colonna sonora che fa da cornicie è una canzone dalla melodia dolce e sottile, cantata da una voce infantile. Forse è una bambina... Non poteva essere meglio di così.
Non è una filastrocca, anche se il ritmo e l'ingenuità sono nella stessa dose.
Ah, che bello! Rilassante. Bello e rilassante è non avere la sensazione di perdere del tempo nonostante non stia facendo nulla di concreto, se non aspettare e ascoltare.

Però, c'è una frase troppo lunga in questa canzone che mi entra nelle orecchie come ospite; la bambina non riesce a dirla tutta d'un fiato, e si inceppa. Perde la sua naturale e istintiva fluidità ritmica. Mi mette un po' a disagio, dentro sento l'errore che ha commesso lei come se fosse direttamente legato alla sorte di ciò che aspetto.

Non mi trovo più. Ha perso il ritmo lei, lo perdo anch'io. L'insonnia inizia a diventarmi nemica, vorrei dormire per dimenticare tutto. Eppure, avevo così tante idee in mente da sfruttare una volta arrivata questa cosa! C'è ansia d'attesa ora. Non più la tranquillità del sapere che arriva.

Ho voglia di musica. Quella giusta, perché adatta a quell'attimo. Mi deve saper cogliere di sorpresa, così l'apprezzo daver; se la scelgo, è troppo facile...

Basta sempre così poco per rovinare tutto?

venerdì 18 gennaio 2008

Avere la forza...

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Ci sono momenti in cui tutto è perfetto. Ogni impegno incastrato con gli altri nel migliore dei modi, ogni discussione con gli amici fila, così come quello con i genitori o con i fratelli. Ogni pensiero ha un ordine e la capacità di autocontrollo supera quella di vagare tra i troppi ricordi che scombinano l'umore ogni tre secondi.

Un equilibrio perfetto, tra fuori e dentro.

Ecco, tutto è perfetto. No, l'unica cosa perfetta è l'illusione di questa condizione.

Ci sono pochi elementi che mi fanno rallegrare in una giornata, poche persone; talvolta basta una frase; soprattutto quando vengono senza cercarle, altrimenti sarebbe un'autofregarsi. Quelle espressioni, quegli sguardi che colgono di sorpresa e si stagliano davanti agli occhi che immaginano nei momenti più impensabili, senza preavviso... E ti chiedi il perché.
Perché? Perché mi è così caro?

Cade dal cielo, forse? Un sorriso, una persona? Può atterrare dal cielo? Chi l'ha fatta atterrare lì?
Non rimane altro che ammirarla, a quel punto, sperando che nessuno la togli da lì. Non è una statua, si muove, ma la posizione che occupa nella tua scala di affetti rimane quella, quella è intoccabile.

Parlavo di momenti perfetti, all'inizio. Non a caso. Questo mi sembrava un momento perfetto.
Mi rimaneva quella, di persona, ma qualcuno me l'ha allontanata.
E io cosa mi rispondo ora alla domanda: perché? Causa mia? Sua? Di altri?

Socchiudo gli occhi, lascio scorrere... Li riaprirò quando il fiume in piena che mi ha travolto avrà cessato la sua azione distruttiva, e non rimarrò che cullata dalle acque che porteranno soltanto i residui della furia con cui si sono scatenate. Solo allora li riaprirò.

martedì 15 gennaio 2008

Colore

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Ah, oggi suonando mi sono imbattuta in una parte dove era indicato di suonarlo "sottovoce". Mi ha divertita, che al posto di un semplice "p" o "f" o "mf" o tutt'al più un "leggerissimo", abbiano inserito quest'indicazione di intensità. E sottovoce va fatto.

Una serie di semicrome che fanno da sfondo, per la sinistra, e la melodia che canta, a questo punto, a destra.
Però, tecnicamente, se mi chiedessero di fare un sottovoce e un leggerissimo, eseguirei ugualmente in un determinato modo quella frase. Che poi la sensazione che sento e che immagino di dover suonare sia diversa, è un altro conto. Ma qui sta a me esternarla e farla vibrare anche in chi mi ascolta.

Perché così tante faccende quotidiane sono così soggettive? Bisogna metterci del proprio dappertutto, e la legge che ci unisce agli altri vuole che il nostro proprio passi attraverso il legame e si faccia sentire. Un'eco della nostra volontà di esprimerci, che deve essere forte e coinvolgente, sicura e di carattere. Se facciamo fatica a sentirla noi, figuriamoci gli altri...

A teatro avevamo anche operato con le energie, che, una volta prese da qualcuno, ballano in noi, si muovono, agiscono, e poi chiedono di essere espulsi, con un'intenzione ben precisa, altrimenti il risultato è misero. Per quello devono essere DI CARATTERE. O meglio, dobbiamo darglielo noi.
E' molto più facile intuire l'insicurezza e la mancata interpretazione altrui che la propria. Basta non chiamarlo errore.

domenica 13 gennaio 2008

Operazione lifting

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In seguito al suggerimento di Fabio, che ne aveva parlato in un suo post, ho scaricato il programma Gimp, gratis ovviamente, che ha davvero infinite possibilità per modificare e ritoccare le immagini. E ogni volta se ne scoprono delle nuove, anche grazie all'aiuto della guida on-line.

Partendo da un bisogno concreto e dettato da reali necessità di modifica di una foto, sono riuscita a giocarci un po' e ho scoperto come (tutto riferito al volto di una persona, non ho ancora agito su tronco e arti):

- aggiungere capelli e infoltire la chioma;
- cambiare colore agli occhi;
- spostare un viso e metterlo in un altra foto, anche paesaggio (fotomontaggio);
- eliminare ogni sorta di imperfezione cutanea (brufoli, rughe... sì insomma, sapete);
- colorare pelle, capelli, labbra...
- modificare i lineamenti, gonfiare o restringere guance e zigomi;

il tutto con pochi clic! Ho tralasciato operazioni più ovvie, come modifica luce, contrasto, saturazione, ombre...

Con un po' di abilità e dimestichezza riuscirò anche a prendere il profilo di qualche personaggio famoso o di un dipinto famoso (es. classico, la Gioconda) e sostituire il suo volto con il mio. Questo è già un po' più difficile, perché bisogna lavorare anche con la trasparenza.

Ormai non serve più truccarsi o mettere lenti a contatto colorate! Ci pensa Gimp! Questa sì che è arte! Il pennello da pittore...

Chissà che non riesca più avanti anche a far perdere qualche chilo alle mie cavie fotografiche...

Su Youtube ci sono anche alcuni filmati per le modifiche più strabilianti che si possono fare; peccato che quello che più mi interessa sia in tedesco...

sabato 12 gennaio 2008

Sorridi, non pensarci troppo. Per il test sì però

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Tra i piaceri di una giornata normale, standard (anche se non mi piace usare questi aggettivi per nessun arco di tempo che possa contenere esperienze), vi è sicuramente la gioia di vedere un sorriso che parte da un'energia interiore e si materializza in un distorcimento dei muscoli facciali, e da essa continua ad essere alimentata. Bello. Caloroso, solare, contagioso. Un piccolo miracolo i cui benefici si scoprono ogni volta come nuovi e irripetitivi.

A proposito di sorrisi, ho trovato questo test che mette alla prova le nostre capacità di distinguere un sorriso autentico da uno falso, sforzato. Il sito è in inglese, ma non è un limite non conoscere la lingua.
Inizialmente vengono poste due domande; in una si chiede di valutare, secondo una scala dal più basso al più alto, se, secondo noi, nella nostra vita prevale un approcio pessimista oppure ottimista; il secondo le aspettative di riuscita in questo test.
Poi inizia la prova vera e propria: consiste in una serie di 20 brevissimi video che riprendono sorrisi di diverse persone; ogni video può essere visto al massimo una volta, quindi attenti a non farvelo scappare, il sorriso! Alla fine, viene chiesto quale parte del corpo o della faccia vi ha più aiutati nelle risposte. Dopodiché, vengono mostrati i risultati del test.

Io ho totalizzato 19 su 20... qualcuno è riuscito a non sbagliarne nemmeno uno??? Quale parte del viso, o quale atteggiamento, avete tenuto in considerazione per le risposte?


http://www.bbc.co.uk/science/humanbody/mind/surveys/smiles/

lunedì 7 gennaio 2008

Garanzia di tacere

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Uno dei pericoli più grossi che si corrono dormendo in stanza con qualcun altro, specie se un familiare, è parlare nei sogni.

Ops. Ho parlato troppo.

E chi li sente i commenti la mattina dopo...

Thinking blogger award

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Nominata da Daniel e da Chiara, rispondo a questo meme, che gira tra molti blog di recente, chiamato Thinking blogger award. L'iniziativa parte dal blogger autore di questo post. Con esso si intende nominare i 5 blog che più ci fanno pensare, quelli che contengono post capaci di farci suscitare in modo singolare delle riflessioni.
Ecco l'elenco delle regole di questo meme:

1. partecipate se e solo se siete stati citati da altri, citando altri 5 blog,
2. linkate il post originale per facilitare chi volesse regredire alla cellula iniziale,
3. opzionale: mettete fieramente in bella vista la targhetta dei "Thinking Blogger Awards" disponibile in argento e in oro.

Intanto faccio le mie premiazioni, poi ci tengo a specificare un paio di cose:

1. Chiara, Ho un mondo dentro.
2. Vladimiro, Just set sail.
3. Daniel, Daniel on line.
4. Silvia, Pensieri di carta.
5. boh, Orentalia4All.

(So che non ho rispettato per nulla parte della regola 1, ma d'altronde...)
C'è una notevole differenza fra l'interesse per un blog che ho nominato di un blogger che conosco e di una persona invece che non conosco direttamente.
Il particolare interesse per i primi tre, sostanzialmente, soprattutto per quello di Chiara, è dovuto al possesso di una chiave di lettura in più rispetto agli altri due: l'attribuzione di alcune righe scritte, più o meno personali, a una persona che so essere di un certo carattere, avere certe abitudini, certi comportamenti, certe gestualità... Talvolta più che leggere alcuni loro post, l'ironia, la felicità, la leggerezza, l'ira che contengono, mi sembra di ritrarre i loro gesti che userebbero nell'esprimerle. Abbino pensiero a persona, ed è la cosa che più mi interessa.
Per gli altri due, invece, nonostante mi piaccia provare a immaginare chi sta dietro parole e virgole e spazi bianchi e abbozzare un ritratto tutto mio della personalità del blogger di cui intravedo solo abbozzi di vita e di riflessioni, l'interesse è nel blog.

Ho preso parte di questa catena essenzialmente per far capire quali sono i miei gusti di blogger lettrice.

domenica 6 gennaio 2008

Passaggi di stato?

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Incongruenze

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Ci sono tante cose che non capisco, soprattutto se si parla di economia.

Ma questa proprio!

Com'è possibile che abbiamo comprato l'Unicum a un corrispondente di 13 euro in Ungheria, in un ipermercato assimilabile alla nostra Coop, mentre qui in Italia è venduta a 10 euro? Stesso identico imbottigliamento e volume ovviamente.

Bah...

Budapest #1

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Inizio col raccontare un po' del viaggetto più impegnativo di queste vacanze natalizie.

Visita a Budapest, durata: tre giorni.

Non essendo in programma se non dalla sera prima di partire con l'auto, il salto nella capitale ungherese è stato breve, ma sufficiente per saziare la mia curiosità di fronte a uno Stato che ha aperto le porte (i confini) completamente all'UE solo negli ultimi giorni di dicembre dell'anno appena finito.
Dopo nove ore di macchina, arriviamo a destinazione per le tre e mezza circa di pomeriggio. Come non notare subito il termometro: -7°; fortuna che c'era il sole!
Cerchiamo subito un hotel per la sera. Nel farlo, camminiamo per la via principale della città; mi ricorda molto Vienna, per i palazzi, per il freddo!, per le strade, per l'architettura della città in generale, anche se ricordo che due anni fa Vienna aveva avviato un'operazione di ripulizia dello sporco dai palazzi di interesse storico e artistico, mentre Budapest non ancora.

Sistematici in un hotel (fortunatamente non è stato problematico trovare stanze libere, nonostante fosse il 27 di dicembre), ci accorgiamo che il sole è già tramontato da un pezzo; decidiamo quindi di gustarci una passeggiata a Pest, sulla riva del fiume Danubio, che divide la capitale in due zone distinte: Buda, a occidente, e appunto Pest, a oriente.

Nella strada principale, riservata ai pedoni e ai negozi, c'è calma e allegria. Le botteghe che vendono specialità gastronomiche del luogo si contrappongono agli outlet e ai negozi di moda. La via è abbellita da SENSATE e CONTENUTE decorazioni luminose per le festività.
Non c'è il trambusto di persone che fanno la passeggiatina serale, eppure di gente ce n'è. Mi sembra quasi di avere le orecchie tappate, un velo che permea tutto di un modesto silenzio.

Ed è la stessa sobrietà che riscontro anche al mercatino di Natale, nel quale diverse bancarelle a forma di casettine in legno chiarissimo espongono vestiti artigianali, bevande calde, il tipico Tokaji, anche riscaldato e aromato, e l'Unicum, che sinceramente non ho apprezzato molto perché troppo amaro.

La serata si è conclusa con una cena a base di wurstel e focaccia, e uno strano piatto a base di foglia di verza riempita con salame e riso, e crema di joghurt, se non erro. Mi ha ricordato tanto alcuni cibi dell'Albania, i cosiddetti "japrak" (mmm... un giorno potrei aprire una rubrica con delle specialità culinarie qui poco conosciute...).

La continuazione di questa vacanza la rimando a un altro post! Alla prossima!

Forse...

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Sbammmm!

Eccomi, ora più rilassata che mai! Temevate in una mia ricaduta o mancanza di voglia o chissà cos'altro; invece no! Dopo due settimane di totale riposo e distacco da qualsiasi attività troppo impegnativa (ma non pensate che non mi sia tenuta ben aggiornata sui blog altrui), tornerò a scrivere con più regolarità, spero.

In realtà ho scritto moltissime bozze in questo periodo, ma non ho mai cliccato su "pubblica post"; c'era sempre qualcosa che mi frenava. Forse è segno che sto iniziando sul serio a pensare circa il futuro di questo blog, al suo carattere, al carattere dei suoi post.
Segno che sono più pacata? O mai soddisfatta di quando arrivo a fine scrittura di post? Devo imparare a non rileggere quello che scrivo di getto, è un grosso errore. Semmai solo dopo qualche giorno, quando è ormai archiviato e non mi può fare altro se non sorridere.


Cauta.
Più severa.

Quando si fanno le cose per la prima volta, le si fanno per prova, come bozza, per sperimentare, per poter prendere le giuste misure in vista della volta successiva. La seconda volta però non transigo quasi mai quell'approcio della "prova", del "massì, vediamo cos'è, com'è".
Questo vale a maggior ragione quando c'è qualcun'altro dall'altra parte, in grado di valutare e commentare, giudicare.

Ok, ora credo che inizi la pubblicazione della serie di bozze, che sarò costretta a rileggere in ogni caso per aggiornarle in modo giusto.