Guardo fuori: il mondo fa girare la sua giostra, il motore di questo enorme carillon mi accorgo che emette una melodia singolare, la melodia di tante note sparse, più o meno in sintonia tra loro. Ogni tanto c'è anche un diabolus in musica, ovvero, per chi non lo sapesse, l'intervallo musicale più spiacevole all'orecchio umano (la quarta eccedente... non che io me ne intenda molto, l'ho scoperto casualmente qualche giorno fa dal mio maestro di musica; devo pur mettere in pratica le mie nuove conoscenze, no? Scusate, vaneggio).
< Lasciati stupire!>. Dai, ci provo. Devo meravigliarmi, oggi. E' il mio obiettivo, da quando ho paura di aver perso la capacità di farlo.
Guardo la strada: ovvio che no, hai inziato col piede sbagliato. Devi anche saper guardare! Beh, penso: di solito, nei romanzi e nei film, è sempre la luce della natura a dar nuovo colore agli occhi, a commuovere un desiderio, a far sprigionare una lacrima di malinconia o di gioia.
Solite immagini, non va bene. Devo trovare qualcosa di MIO.
La mia ricerca continua. Alla fine, vi posso anche elencare gli elementi che stanno al di fuori della mia finestra, dal quale mi sono proposta di riuscire nell'impresa. Ci sono due o tre palazzine, due o tre alberelli, due o tre strade, due o tre lampioni, due o tre fiori vistosi, due o tre giardinetti, due o tre passerotti, due o tre... un momento. Ci sono... Quante volte nei temi di scuola ho cercato di non scrivere quest'espressione? Perché? Semplice, lo ritengo troppo schematico. C'è, ci sono... No, no. Mi è sfuggita.
Allora, non c'è nulla. Sono una fallita. Non riesco a tenere concentrata la mia attenzione su un obiettivo che inizio a divagare in altri che non c'entrano assolutamente nulla. Devo tenere la mia concentrazione, osservare... Dai, forse arriverà il momento in cui spalancherò la bocca (è solo un'immagine per non ripetere la parola stupire). Cavolo, ora però mi sono incantata. Basta, è inutile continuare. Così non funziona. Eppure, c'è quel qualcosa... mi sono incantata! No. Non è un banale incanto. Quando ci si incanta, lo si fa perché si pensa a qualcosa che ha poco a che fare con la realtà catturata dagli occhi. Allora non si chiama incanto. Ma cos'era? Mi sono ripresa. Mi accorgo di sorridere.
Ora ci ripenso, a quella sensazione. Quella febbrile eccitazione che saliva, saliva, saliva... (), per trattenere quella leggerezza...non ci credo. Sorrido ancora. Non stavo pensando a nulla. Cercavo di stupirmi, e ce l'ho fatta a distanza di un'ora. Ora. Solo ora. Non stavo pensando a nulla!!! Ma il mio obiettivo era di stupirmi per qualcosa aldifuori di me, non dentro di me!
Forse, bastava solo cambiare finestra, magari affacciarmi a quella che scruta il lago... La prossima volta, sono troppo eccitata per aver svuotato la mente per non so quanto tempo. Semplicemente guardando due o tre palazzine, due o tre alberelli, due o tre strade...
Questo post è dedicato a chi pensa sempre a qualcosa e, almeno durante le vacenze, vorrebbe stare in pace con la propria mente per quei pochi attimi che danno nuova energia per ricominciare a riflettere...
< Lasciati stupire!>. Dai, ci provo. Devo meravigliarmi, oggi. E' il mio obiettivo, da quando ho paura di aver perso la capacità di farlo.
Guardo la strada: ovvio che no, hai inziato col piede sbagliato. Devi anche saper guardare! Beh, penso: di solito, nei romanzi e nei film, è sempre la luce della natura a dar nuovo colore agli occhi, a commuovere un desiderio, a far sprigionare una lacrima di malinconia o di gioia.
Solite immagini, non va bene. Devo trovare qualcosa di MIO.
La mia ricerca continua. Alla fine, vi posso anche elencare gli elementi che stanno al di fuori della mia finestra, dal quale mi sono proposta di riuscire nell'impresa. Ci sono due o tre palazzine, due o tre alberelli, due o tre strade, due o tre lampioni, due o tre fiori vistosi, due o tre giardinetti, due o tre passerotti, due o tre... un momento. Ci sono... Quante volte nei temi di scuola ho cercato di non scrivere quest'espressione? Perché? Semplice, lo ritengo troppo schematico. C'è, ci sono... No, no. Mi è sfuggita.
Allora, non c'è nulla. Sono una fallita. Non riesco a tenere concentrata la mia attenzione su un obiettivo che inizio a divagare in altri che non c'entrano assolutamente nulla. Devo tenere la mia concentrazione, osservare... Dai, forse arriverà il momento in cui spalancherò la bocca (è solo un'immagine per non ripetere la parola stupire). Cavolo, ora però mi sono incantata. Basta, è inutile continuare. Così non funziona. Eppure, c'è quel qualcosa... mi sono incantata! No. Non è un banale incanto. Quando ci si incanta, lo si fa perché si pensa a qualcosa che ha poco a che fare con la realtà catturata dagli occhi. Allora non si chiama incanto. Ma cos'era? Mi sono ripresa. Mi accorgo di sorridere.
Ora ci ripenso, a quella sensazione. Quella febbrile eccitazione che saliva, saliva, saliva... (
Forse, bastava solo cambiare finestra, magari affacciarmi a quella che scruta il lago... La prossima volta, sono troppo eccitata per aver svuotato la mente per non so quanto tempo. Semplicemente guardando due o tre palazzine, due o tre alberelli, due o tre strade...
Questo post è dedicato a chi pensa sempre a qualcosa e, almeno durante le vacenze, vorrebbe stare in pace con la propria mente per quei pochi attimi che danno nuova energia per ricominciare a riflettere...
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