mercoledì 21 novembre 2007

La parafrasi non fa bene

Anche voi trovate l'operazione che i professori dalle medie in su chiamano "parafrasi" semplicemente inutile e raccapricciante?

Oggi abbiamo affrontato l'Infinito di Leopardi, che già conoscevo a memoria dalle medie. Lasciando perdere la cambiatissima impressione che mi ha fatto nel rileggerla oggi rispetto a due anni fa circa (e anche la cambiatissima intonazione che le ho dato... brrr, non mi riconoscevo), con la tirocinio, si è cercato di spaziare un po' tra le parole della poesia (che poi perché certi individui cercano sempre di dare una migliore impressione in situazioni con gente che si vede per poco tempo, che mai più si riincontererà, che con quelli con cui hai a che fare quotidianamente...)

A fine lezione, ci è stato assegnato come compito quello di scrivere la parafrasi.
Dopo essermi stato rimproverato che non sono in grado di apprezzare tanta bellezza in pochi versi, perché ho avuto un momento di mancanza di autocontrollo di fronte a una battuta di un compagno, ci viene imposta una parafrasi.
Io personalmente le vedo come gli scritti più riduttivi che ci possano essere. Sciolgono la poesia completamente, la scardinano, la rendono neutra, la abbassano, le fanno toccare la regolarità, la normalità, sia delle parole, che della costruzione delle frasi.

La scombinano.
Le arruffano i capelli, prima rifinemente raccolti, e li ripettinano normali.. normali!!! (Questo aggettivo è scandaloso per una poesia come lo è la parola "finito" per Hilbert).
Struccano il suo volto.

E poi, se c'è un comportamento che non sopporto da parte di qualsiasi adulto che si ritenga possedere anni e anni di esperienza più di uno studente, è quello di entrare nella sua coscienza in modo drammatico. Dirgli: "ma che ne sai tu delle bellezze della vita, dei dolori, tu che stai tutto il giorno con l'i-pod alle orecchie? Hai mai sofferto davvero? Non credo proprio, sai! Dovresti inchinarti davanti a una poesia come questa, sei superficiale, siete superficial; ma pensate che la vita sia solo la canzoncina? Vi sbagliate."

Ma come si osa invadere uno spazio umano e sempre vivo, e così (ahimé) delicato, com'è la nostra cosceinza, la nostra anima? Come intromettersi in quegli spazi così riservati, che basta davvero poco per venire spiazzati completamente, perché suscita ricordi in bilico, non ancora assimilati.

Chi non sa di noi, è meglio che non parli di noi.

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