Ieri notte siamo giunti a Desenzano, lasciandoci alle spalle quel piccolo mondo a parte che è Taizé. Un mondo davvero a parte, per il suo isolamento geografico e per il suo modo di vivere che discosta molto dal nostro. Ancora non saprei ben definire cosa ha prodotto quella settimana di parentesi, ma so che qualcosa c'è, di sicuro. Spero non rimanga nell'inconscio per sempre, ma che possa scoprire man mano.
Sembra che tutto sfumi via, quelle riflessioni con gli altri, quel confronto con ragazzi e adulti che sta lì nell'aria, da solo, retto soltanto dalla presenza di migliaia di persone di ogni parte del mondo. Sfugge tutto in questo momento, anche l'odore del cibo, anche la puzza di bagnato e di pioggia, la pazienza nelle file per prendere i pasti. Le risate, le canzoni. L'atmosfera della preghiera, le voci di tutta quella moltitudine che si apprestava a cantare, il sonno e la stanchezza che ti coglieva d'improvviso la sera e che si spegneva parzialmente in una mezza dormita su materassini. Tutto così lontano. E poi ancora, i campi, i più belli quelli di girasoli. La solitudine nella folla. Le chitarre che strimpellavano freneticamente. Il silenzio. Forse è il silenzio che più attendevo nel corso della giornata. Tre momenti al giorno di silenzio assoluto, prodotto dalla tensione di innumerevoli persone in una chiesa: tutto questo sforzo per pensare, pensare e poi pensare, adorare e credere.
Lasciarsi scappare ogni tanto un sorriso agli stranieri che parlano fra di loro nella loro lingua, e che tu apprezzi proprio per questo. Ah!
E dopo aver provato a gustare tutto ciò, ad assaporarlo per bene, si deve lasciare ogni legame. Rimane l'elaborazione di ogni singola esperienza. Per questo l'ho definita una parentesi, anche se per ora è stata soltanto aperta...
lunedì 23 luglio 2007
Taizé - il ritorno
Inserito da Meghi alle 11:25
Etichette: Flash personali, Via di casa
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4 commenti:
io direi che puoi rimanere in contatto con aldo quando vuoi, basta chiedergli una foto!perchè lui è soccevole e gli piacciono incontrare persone indifferenti di età che a prescindere ti danno il tu!!!!!!
Tommaso, sei un imbecille! Leggendo il post avevo riecreato nella mia mente una particolare atmosfera che il tuo commento ha distrutto subito.
Comunque, Meghi, la parentesi credo che non si chiuda mai. Almeno, per me. Tende a chiudersi quando smetti per un lungo periodo di fare silenzio intorno a te. Ma quando sembra che quanto hai raccolto là stia per spegnersi (a me capita a fine anno scolastico) torni là e la parentesi recupera il senso di essere ancora aperta, perché aggiungi nuovi spunti di riflessione e recuperi il silenzio. A me succede così. L'anno prossimo spero proprio di farla la settimana in silenzio.
Secondo me Taizé mette a disposizine la possibilità di migliorarsi su due piani diversi:quello interiore che si allena grazie ai lunghi momenti di silenzio ma anche quello esteriore riguardante la capacità di mettersi a confronto con gli altri. Da come ho vissuto io questa mia prima esperienza credo che il silenzio vada compensato dall'incontro con altri modi di pensare.
Tuttavia io non ho ancora capito esattamente cosa ho guadagnato da questa settimana. Spero di comprenderlo al più presto perchè si sta verificando quello che aveva preannunciato frère Alejandro: quando mi viene domandato come è andata a Taizé io rispondo sempre "bene, è stata un'esperienza interessante".Penso che sia una risposta troppo vaga ma dentro di me non riesco a rispondermi in modo più approfondito.
Io sono d'accordo con Tommaso riguardo alla compensazione dei due piani di lavoro personali su cui si lavora a Taizé e che il silenzio e il contatto con la gente di diverse nazionalità scavano e reimpastano. Per cui una settimana di silenzio totale a parer mio può avere veramente significato se è seguita o preceduta da un'altra di dialogo. Forse dico così semplicemente perché non riuscirei mai a stare zitta per un'intera settimana! Credo che sia molto bello essere capaci di cimentarsi in un'esperienza così ardua nei giorni nostri, dove trovare il silenzio è praticamente impossibile, circondati come siamo da mille mezzi di comunicazione e voci dappertutto, soprattutto dalla nostra.
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