lunedì 4 febbraio 2008

Esercizio in corso

Non mi piace entrare negli affari degli altri, né criticare qualcuno per il semplice gusto di farlo.

Se rimprovero qualcosa a qualcuno, è perché ho un particolare rapporto con lui, perché mi piacerebbe vederlo diverso, per il suo bene. Certo, questo mio rimprovero sarebbe soltanto uno stimolo, anche solo un parere personale; pure sbagliato. Ma niente è sbagliato in assoluto, così come niente è giusto universalmente.

A volte un rimprovero rivoltoci che giudichiamo sbagliato è stato soltanto uno stuzzichino per riflettere di più su una parte di noi che non avevamo mai davvero considerato seriamente.

Quindi, non mi interessa far notare un difetto a coloro di cui non mi importa tanto, o perché non ho particolari legami con loro, o perché non li conosco sufficientemente, o semplicemente perché non me la sento di intervenire nei loro abitudinari atteggiamenti o nel loro carattere; anche perché quest'operazione (di giudizio) mi richiede di prendere in mano quella parte critica di me (che spesso affiora eccessivamente), disturbarla, usarla, e riporla lì dal luogo di prelievo, una volta conclusa la mia osservazione. Spreco di energie, no?

Beh, ora vedo e lascio stare. Faccio passare. Non si può incontrare uno che fuma per strada e raccomandargli: "guardi, signore, lei sta facendo un grandissimo errore. Sa, fumare fa male alla salute, è stato accertato ormai da anni che il fumo danneggia gravemente lei e chi le sta intorno. Ostruisce le vie respiratorie; aiuti i suoi polmoni a riacquisire la loro naturale capacità di respirazione, gettando nell'apposito cestino dello sporco questa sigaretta, così com'è, a metà....".

Così, non mi interessa più rimproverare chicchessia.
Non si creda che è stato facile per me arrivare a buoni risultati in questo senso...

0 commenti: