Ho parlato tanto a viso nascosto.
E ora che me lo trovo davanti, tutte le parole dette senza volto sembrano zittire qualsiasi tentativo di riprendere dei discorsi che, ahimé, fluivano così bene. Parole sprecate, buttate? Eppure, piene di significato e di emozione.
Un gran senso di vergogna, credo da entrambe le parti, ci fa ammutolire. Trovarsi in strada, così, per caso, ripensando alle confidenze scappate, mi provoca un forte giramento di testa e tanta ansia.
Evviva la libera interpretazione.
mercoledì 25 giugno 2008
Scoperto
Inserito da Meghi alle 22:31
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lunedì 23 giugno 2008
Senso di colpa
Ho suonato così forte da rompere le corde del mio strumento.
Il mio forte non è rabbia, è passione.
Inserito da Meghi alle 13:50
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lunedì 16 giugno 2008
Perché?
Ecco una dimostrazione di come la mentalità di una nazione si rispecchi anche nelle piccole cose e fatti quotidiani...
In Italia la tipica domanda da rivolgere quando si incontra uno studente o uno scolaro nel periodo metà giugno è: "Sei stato promosso?"
In Albania, nella stessa situazione, si chiede invece: "Hai concluso con tutti 9 e 10?"
Domanda: dove sarà maggiore lo spirito di competitività e la volontà di primeggiare???
Inserito da Meghi alle 19:13
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sabato 14 giugno 2008
Guida ai comandi di Google
Vi segnalo questa pagina interessante che spiega come sfruttare al meglio il motore di ricerca più usato nel mondo, Google, nella fase di inserimento delle parole per ottenere i risultati che cerchiamo.
Inserito da Meghi alle 12:56
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giovedì 12 giugno 2008
Via libera
Un'esibizione di fronte a un pubblico è sempre traumatica, soprattutto quando sei da sola.
Tu e loro. Quello che tu vuoi dare a loro di tuo e quello che loro si aspettano da te.
Risponderò alle loro pretese? Sono troppo esigenti? Troppo poco? Basterà quello che so fare per compiacerli?
E tra il pubblico, c'è gente che ti vedrà solo per quella volta, c'è gente che ti conosce letteralmente da una vita, altra che ha sentito parlare di te come quella che... quella che...
La tua reputazione si giocherà in quegli attimi di esibizione. Sono tutti tuoi. Tre, quattro minuti che devi gestire il meglio possibile. Poi magari in anni farai cose più grandi, che ti riempiranno di altre gratitudini e lodi, ma intanto hai tre minuti. Concentrati, respira profondamente. Inizia la danza.
Fatti trascinare da quella!!! Lasciati andare, e rimani concentrata sul tuo strumento, sui tasti che hai davanti, non guardare la signora di fronte che sta sorridendo per motivi suoi, non tuoi.
No, non sono più capace di concentrarmi come una volta. Tutto mi distrae. Il pianoforte ha un po' di polvere... un panno, per piacere! Voglio che sia lucido, nero!
E poi penso alla gente. Intanto, il primo errore. Cacchio, quell'accordo lì non l'ho mai sbagliato! E mai mi sarei sognata di farlo. Prendo consapevolezza di una tragedia: non sono in grado di gestire né la concentrazione, né tantomeno le emozioni.
Il primo di una serie d'accordi "steccati"... pace.
Fine. Dai, su un applauso. Cavolo! No! Perché applaudite??? Per prendermi in giro? E allora prendiamoci in giro tutti: anch'io mi inchino alla fine. Contenti ora? Me ne vado.
Per certe cose, ero molto meglio in seconda media.
Inserito da Meghi alle 12:05
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Nel forse, non ho mai smesso di credere
Meghi, la diplomazia prima di tutto.
Caspita, lo sapevo che il motivo era quello. Non poteva esserci altro. Mi sembra di aver buttato al vento 4 mesi: l'indifferenza, la freddezza... la situazione era totalmente congelata. Cosa avrei potuto fare di più? Nulla. Avevo tentato di tutto.
E poi, i giudizi e le critiche degli altri, i punti di vista diversi, la confusione... l'incapacità di interpretare i suoi gesti e i suoi comportamenti, la paura e la delusione verso me stessa di aver commesso un enorme errore di valutazione. E chi aveva ragione alla fine?
Meghi, la diplomazia...
Speravo che andasse a "finire" così. O meglio, a "riaprirsi" così. Ma intanto, le sue parole rivelatrici mi hanno scossa completamente. "Mi dispiace". Anche a me. A te per quello è stato di me e che non hai mai saputo, a me per quello che è stato di noi e che era lampante a entrambi.
Sapevo anche che avrei ceduto a quel tipo di lacrime che altro non sono che lo sfogo di mesi di soffocamento, lo sfogo di ricordi emotivi e visivi. I suoi occhi...
Meghi, brava. La diplomazia.
Così va meglio. E' inutile sbraitare contro. Anche lui è spaventato per il danno che ha provocato. E' inutile fargli la predica, meglio sorridergli nervosamente e poi...
Che occhi. Grazie, ne avevo bisogno.
"Così Meghi. Grazie a te."
Era troppo tempo che sognavo questo momento.
Inserito da Meghi alle 09:44
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