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mercoledì 27 febbraio 2008

Japrak - rubrica #2

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Oggi si va sul difficile, però!

Si tratta dei cosiddetti japràk (leggete la j come una normale i), delle foglie di uva con ripieno di erbe e riso. Potrei chiamarli in italiano degli "involtini di uva di vite con riso". Nella ricetta originaria greca si preferisce usare, al posto delle erbette, la carne di vitello macinata finemente. Questa è la versione più "light".


Ingredienti:

50 foglie di vite di ottima qualità (da non confondere con quelle di fico ad alta qualità)
2 cucchiai prezzemolo
2 mazzetti di aneto
1 menta
125 g di riso
150 ml di succo di limone
2 cipollotti tritati
1/2 kg erbette
1/2 spinaci
sale, pepe
olio














foglia di vite foglia di fico


Preparazione:


Lavate le mani. Poi iniziate a lavare le foglie di vite delicatamente, senza romperle. Quando le scegliete per cucinare gli japrak, fatelo possibilmente prendendo delle foglie non troppo spesse e nemmeno troppo mature. Togliete i piccioli troppo duri. Rischiano di rimanere in bocca senza possibilità di essere ruminati. Mettete da parte queste foglie lavate.

Ora scaldate l'olio in una padella e fatevi appassire la cipolla per un minuto a fuoco medio. Aggiungete a turno gli spinaci, le erbette, l'aneto, il prezzemolo e la menta, tutti sminuzzati. Poi, il riso e sale. Saltate un po', e aggiungete 250 ml di acqua (un bicchiere d'acqua più o meno) e portate a bollore, poi abbassate la fiamma, coprite e lasciate sobbollire per 20 minuti. Lasciate quindi raffreddare.

Coprite il fondo di una pentola con delle foglie già lavate (quelle che avevate lasciato da parte circa 20 minuti fa).

Inizia il divertimento: riempire le foglie di questo ripieno. Bene, prendete una foglia, apritela per bene, la parte lucida verso il basso, e mettete una polpettina della farcitura vicino al picciolo. Piegate la foglia a libro, cioè piegando i bordi e iniziando a rotolare, stretto stretto, a partire dal picciolo. Adagiate delicatamente il vostro elaborato, che deve essere abbastanza compatto e non tutto strapazzato e buchettato, sul fondo della pentola, con la chiusura verso il basso.

Finito uno strato di japrak, bagnateli con del limone e dell'olio. Finita la pentola di japrak, coprite con due dita d'acqua. Chiudete con un piatto e un barattolo pesante per tenerle ferme mentre cuociono.

Fate bollire per mezz'oretta, ossia fino a quando il riso del ripieno è cotto non troppo.

Si servono a temperatura ambiente. Nel caso in cui non riuscite a mangiarle tutte per la durata di un pasto (colazione, pranzo, cena o merenda che sia), cosa che vi risulterà difficile data la bontà di questi involtini, non temete: si conservano in frigorifero, coperte e con il loro liquido di cottura (non scolate nulla!!!), fino a due settimane!

Buon appetito!

mercoledì 20 febbraio 2008

Tarator - rubrica #1

2 commenti

Un po' di varietà in questo blog.

E' con gran piacere che apro questa rubrica, per gli amanti delle specialità culiniare estere, dai sapori anche un po' diversi da quelli cui si è abituati, e delle tradizioni di altri Paesi.

Beh, non potevo che non introdurre qualche piatto tipico della cucina... albanese!
In realtà, essa ha subito notevolmente l'influsso di quella slava, greca e turca, che ha elaborato più o meno fantasiosamente.

In questo primo post di inaugurazione, tratterò di qualcosa di semplice semplice... perché come ben presto scoprirete, alcuni piatti sono davvero elaborati (e spesso questo è sinonimo anche di calorici, ocio!).

Si chiama "tarator". Va benissimo come accompagnamento a un piatto leggero, al posto della solita insalata ai pomodori, per esempio. Ottima in estate, perché rinfrescantee di ingredienti semplici.

Per una tazza di tarator:

- 250 grammi di joghurt bianco; - circa 150 ml di acqua; - mezzo spicchio d'aglio; - mezzo cetriolo; - olio d'oliva; - sale.

Preparazione:
banalmente, si mescolano lo joghurt con l'acqua in modo da rendere meno denso il tutto (però se vi piace più liquido, aggiungete quanta acqua volete, o , al contrario, se la preferite senza neanche un po' di "diluente", lasciate così lo yoghurt).
Aggiungere l'aglio (se non lo sopportate, è indifferente, non mettetelo).
Grattuggiare il cetriolo e aggiugete anch'esso.
Mescolare per bene con un po' di olio d'oliva e sale.

Le quantità che ho messo sono indicative, anzi, sono quelle che preferisco io... naturalmente potete dosarle come più vi piace.
L'importante è che ci siano cetrioli con olio, sale e YOGHURT... E assicuratevi che sia bella fresca!
Se siete stati bravi, il risultato dovrà essere simile a quello della foto.




Alla prossima ricetta!

domenica 6 gennaio 2008

Budapest #1

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Inizio col raccontare un po' del viaggetto più impegnativo di queste vacanze natalizie.

Visita a Budapest, durata: tre giorni.

Non essendo in programma se non dalla sera prima di partire con l'auto, il salto nella capitale ungherese è stato breve, ma sufficiente per saziare la mia curiosità di fronte a uno Stato che ha aperto le porte (i confini) completamente all'UE solo negli ultimi giorni di dicembre dell'anno appena finito.
Dopo nove ore di macchina, arriviamo a destinazione per le tre e mezza circa di pomeriggio. Come non notare subito il termometro: -7°; fortuna che c'era il sole!
Cerchiamo subito un hotel per la sera. Nel farlo, camminiamo per la via principale della città; mi ricorda molto Vienna, per i palazzi, per il freddo!, per le strade, per l'architettura della città in generale, anche se ricordo che due anni fa Vienna aveva avviato un'operazione di ripulizia dello sporco dai palazzi di interesse storico e artistico, mentre Budapest non ancora.

Sistematici in un hotel (fortunatamente non è stato problematico trovare stanze libere, nonostante fosse il 27 di dicembre), ci accorgiamo che il sole è già tramontato da un pezzo; decidiamo quindi di gustarci una passeggiata a Pest, sulla riva del fiume Danubio, che divide la capitale in due zone distinte: Buda, a occidente, e appunto Pest, a oriente.

Nella strada principale, riservata ai pedoni e ai negozi, c'è calma e allegria. Le botteghe che vendono specialità gastronomiche del luogo si contrappongono agli outlet e ai negozi di moda. La via è abbellita da SENSATE e CONTENUTE decorazioni luminose per le festività.
Non c'è il trambusto di persone che fanno la passeggiatina serale, eppure di gente ce n'è. Mi sembra quasi di avere le orecchie tappate, un velo che permea tutto di un modesto silenzio.

Ed è la stessa sobrietà che riscontro anche al mercatino di Natale, nel quale diverse bancarelle a forma di casettine in legno chiarissimo espongono vestiti artigianali, bevande calde, il tipico Tokaji, anche riscaldato e aromato, e l'Unicum, che sinceramente non ho apprezzato molto perché troppo amaro.

La serata si è conclusa con una cena a base di wurstel e focaccia, e uno strano piatto a base di foglia di verza riempita con salame e riso, e crema di joghurt, se non erro. Mi ha ricordato tanto alcuni cibi dell'Albania, i cosiddetti "japrak" (mmm... un giorno potrei aprire una rubrica con delle specialità culinarie qui poco conosciute...).

La continuazione di questa vacanza la rimando a un altro post! Alla prossima!