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sabato 3 maggio 2008

Shutdown Day

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TORONTO (Reuters) - Il 3 maggio spegnete tutti i dispositivi elettronici per 24 ore e godetevi un po' d'aria fresca all'aperto. E' l'invito degli organizzatori del secondo Shutdown Day globale annuale, secondo i quali usare computer, televisori e gadget elettronici ha un impatto negativo sulla società. "Le persone non riescono a socializzare a diventano sempre più introverse", ha detto in un'intervista Ashutosh Rajekar, cofondatore di Shutdown Day che ha sede a Montreal. L'anno scorso il gruppo ha ricevuto 50.000 messaggi da tutto il mondo sul suo sito web http://www.shutdownday.org/, da persone che si erano impegnate a non usare dispositivi elettronici per un giorno. Quest'anno, fino a questo momento, sono quasi 12.000 le persone che si sono impegnate a spegnere tutti gli apparecchi per 24 ore. In occasione dello Shutdown Day, il gruppo progetta di ripulire parchi e piantare alberi nella zona di Montreal, e spera che vengano organizzate iniziative del genere in tutto il mondo.

fonte:
http://www.mytech.it/mytech/news/articolo?ix=A006013070932

mercoledì 5 marzo 2008

Compagnie da fumo

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A differenza di quanto credevo, ingannata forse dall'eccessiva quantità di firme e qualità, le sigarette e il tabacco che si vendono nel mondo sono dominate solo da poche grandi multinazionali:

- American Brands
- BAT

- Hanson

- Philip Morris
- Rembrandt
- RJR Nabisco
.

Se andate a verificare, tutti i siti di queste compagnie espongono i rischi derivanti dal fumo e quanto esso sia dannoso alla nostra salute, ecc ... le solite cose che si sentono in giro. Addirittura la Philip Morris sostiene di essere a favore delle leggi che pongono un'età minima per la vendita delle sigarette, in quanto sostenitori di una politica che cerca di limitare i decessi annui per tumore ai polmoni. Che poi ogni anno muoiano 2,5 milioni di persone lo stesso è un altro conto...

Leggo alcuni numeri che ho trovato su internet:

  • le vendite di tabacco aumentano ogni anno del 2%;
  • ogni giorno le compagnie americane spendono 11 milioni di dollari in pubblicità: più di quanto il governo USA spende per la prevenzione del Fumo in un anno;
  • in 25 anni, il consumo di sigarette è aumentato del 70% nel Terzo Mondo;
  • un chilo di tabacco costa circa 2 $, e serve a produrre 1.400 sigarette;
  • l'industria americana del tabacco controlla un mercato di 50 miliardi di dollari l'anno.

Ecco, questi i dati essenziali. Con un briciolo di consapevolezza, si commentano da sé...
Per il primo punto, beh, la popolazione è in costante aumento, quindi anche il tabacco venduto è proporzionale a questo fenomeno, no?
Per il secondo: avete presente quanti cartelloni della Marlboro ci sono nelle piste di Formula 1? Oppure i cammelli della Camel sulle moto GP? Il pretesto delle pubblicità è: servono soltanto per cambiare la marca del prodotto di gente già fumatrice. Sì, come no. E come si spiega quindi che la quota di per i minori di 18 anni, la quota di mercato delle sigarette Camel è balzata da meno dell'1% al 33% in tre anni, grazie ad una campagna pubblicitaria di alto livello, con protagonista un personaggio dei cartoni animati?

In particolare, è interessante il discorso della Philip Morris.
Essa attinge il 56% dei suoi guadagni totali dalla vendita di prodotti alimentari. Leggo, infatti, con grande stupore, che è essa ad avere il controllo di queste marche di prodotti di consumo:

Miller (birra)
Suchard, Toblerone, Cote d'Or, Milka (dolci)
Kraft, Philadelphia (formaggio)

E, ovviamente, tra le sigarette: Marlboro, Cartier, Chesterfield, Merit, Dunhill, L&M, Lark, Consulate, Sinclair, Vogue, Rothmans, Royals, Piccadilly.

Quindi, per chi volesse boicottare, direi che potete partire benissimo da questa multinazionale...

domenica 24 febbraio 2008

Sleek can... in arrivo!!!

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Avete notato che le lattine hanno cambiato forma?
Io pensavo fosse una scelta solo della Coca Cola, una possibilità di scelta in più per il consumatore, ma non ci avevo badato più di tanto.

Finché ho letto un articolo qui dove vengono spiegati i motivi di tale cambiamento di "stile".

In realtà, la forma delle sleek can (lett, "lattina lucente" o "elegante", questo il nome con cui sono stati battezzati appunto i nuovi modelli di lattina più snelli e alti) già esisteva ed era usata dagli energy drink (la Red Bull, per esempio).
Le differenze? Beh, più strette e slanciate, eleganti, più pratiche e più attraenti. Il contenuto è sempre lo stesso (330 ml).

La Coca-Cola stessa direbbe che "hanno un elevato potenziale di attrazione, legato, oltre alla sua immagine, anche alla praticità e alla forma più innovativa, più maneggevole e più in sintonia con le esigenze del consumo d'impulso".

Piano piano, a partire da maggio, verranno completamente sostituite le vecchie "classiche" lattine, lanciate in Italia già 30 anni fa, ormai troppo tozze per i gusti moderni.

Personalmente, non ho 'sta grande attrazione in più verso le sleek... Forse sembra che contengano più liquido, quello sì. Anzi, mi sembra che ci sia anche il fatto che si utilizza più materiale (alluminio) per fabbricare queste lattine tecnologiche, a meno che non sia più sottile la lamina. Uno svantaggio al giorno d'oggi, sicuro.

sabato 23 febbraio 2008

Fede e scienza

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Un paio di martedì fa, al gruppo adolescenti si è parlato ampiamente dei rapporti, a mio parere più tesi nella nostra mente che nella realtà dei fatti, tra scienza e fede. A fine discussione ci era stato lasciato un foglio con alcune considerazioni e riflessioni al riguardo.

Tutti sanno che c'è uno squilibrio, nella gente, tra le competenze culturali e scientifiche, e quelle religiose. Per cui, alcune domande sia dell'uno (scienziato) che dell'altro (credente) rimangono senza soluzione: nessuno possiede uno dei due campi in modo perfetto.

Voglio citare alcune frasi del foglio, che sono un po' i punti salienti del ragionamento, che tratta proprio di questo argomento.

Come si considera la scienza?

La ricerca scientifica solo apparentemente è neutrale e immune da scopi e presupposti che la orientano e la influenzano. Chi pensa che la scienza da sola basta a capire l'uomo e il cosmo, cade nello "scientismo": assume una particolare prospettiva di conoscenza della realtà e l'assolutizza.
(...)
Ci sono oggetti che sfuggono a queto metodo di indagine.
(...)
La scienza, oggi come ieri, non può dare la risposta ultima sul mistero della vita.

Sinceramente non vedo lo scientismo, come viene qui definito, qualcosa di negativo.
Di per sé, la scienza viene vista come un bastone rigido, un pezzo di ghiaccio freddo e solido, e altrettanto gli scienziati; in netto contrasto, quindi, con le parole "inspiegabile", "mistero"... poco aperti anche a stimoli di diverso tipo. Una mente scientifica in tutto e per tutto non esiste. Quelli sono i robot.
Nello scienziato c'è piuttosto la volontà di capire l'uomo e il cosmo, grazie alla scienza. Il tentativo.
Come diceva Icio, alla fine tanti grandi scienziati (v. Einstein) della storia sono giunti alla conclusione che: eppure c'è qualcosa che va oltre...
Sembra che la ragione sia in grado di comporre tanti pezzi, sì, trova tanti piccoli collegamenti, ma manca sempre quello che li racchiude tutti... si ha forse come l'impressione di quando si è lì per lì di trovare la soluzione definitiva, ma essa sfugge in qualche modo. Si nasconde tra le righe, come per dispetto.
E' impossibile assolutizzare, secondo me, concetti come "ragione" e "fede". L'uomo non è in grado di ragionare sempre in quelli o questi termini.

Cosa si dice invece della fede?

Anche la fede cristiana ha un oggetto proprio. Essa si pone nella prospettiva dell'apertura all'amore incondizionato di Dio, resosi manifesto e disponibile in Cristo e comunicato agli uomini di ogni tempo nello Spirito del Signore risorto.
(...)
La fede cristiana ha essa pure il suo presupposto, in corrispondenza al quale la fede sviluppa i suoi criteri di verità, il più possibile adeguati al suo oggetto.
La fede non può rinunciare a quel libero e amoroso affidamento che è l'unico mezzo per raggiungere il senso dell'esistenza umana e l'identità personale di Dio. (...) Similmente, l'apertura fiduciosa della fede non rinuncia alla necessità di una verifica razionale, anzi la esige.

Nella prima frase viene rivelato quello che è un po' un "assioma" (volendo usare termini matematici) della fede cristiana. Ho evidenziato apposta le tre facce della Trinità. I legami che intercorrono tra essi sono appunto l'amore, la manifestazione, la rivelazione, e il perdono conseguente la risurrezione.
I naturali corollari di questo assioma vengono chiamati criteri di verità, che "ruotano" intorno all'oggetto.
Tutto questo è possibile grazie a una grossa parola che viene citata, l'affidamento.
Ma questo non va inteso come "andare alla cieca". Noi ci accorgiamo della presenza di questa identità se riusciamo a captarne i segni rivelatori.
D'altra parte, tale processo esige anche di una verifica razionale, senza però snaturare la fede.

Concludendo questa contrapposizione:

Scienza e fede non si escludono a vicenda: essendo mosse da istanze diverse e guadando al proprio oggetto di conoscenza in prospettive differenti, ciascuna sollecita l'altra ad una maggiore trasparenza ed autenticità.

Forse il post è un po' lungo...
Parlerò della magia in un altro.

domenica 6 gennaio 2008

Passaggi di stato?

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mercoledì 3 ottobre 2007

Fioroni e debiti... più restrizioni

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Ormai nella mia classe quasi tutti i professori ne hanno parlato.
Il ministro Fioroni ha reintrodotto gli esami di riparazione a settembre, questo è il succo. In pratica, i cosiddetti debiti formativi non esisteranno più, ogni alunno è tenuto a sforzarsi al massimo per arrivare alla fine dell'anno scolastico almeno con il 6. Altrimenti, si procederà soltanto alla classe successiva se entro il 31 di giugno si sarà fatto un esame di riparazione del 5 e lo si avrà superato. In caso contrario, bocciati.

Potrebbe risultare eccessivamente rigido come sistema, perché a causa di un solo 5 costretti a ripetere l'anno. D'altra parte, questo eviterebbe il problema della mancanza di basi su cui si lavora negli anni successivi, e che, venendo a mancare, porterebbero soltanto a un'accumulazione di problemi.

Il link all'articolo intero e più dettagliato è qui.

Preferisco non esprimermi tanto al riguardo. La competitività, comunque, parte anche da qui.
Nuovi colossi quali l'India e la Cina hanno puntato tutto sulla scuola, e i risultati sono evidenti.
In quei Paesi cambia molto la mentalità con cui affrontare doveri quali la scuola, l'applicazione e la determinazione nel lavoro poi.
Un po' più di serietà ci vorrebbe anche qui. Come evidenzia l'articolo, 42 out of 100 alunni passano la classe con almeno un debito e uno su quattro lo recupera...

martedì 11 settembre 2007

V-Day a Brescia per i Desenzanesi

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Un puzzle di idee, video e immagini che ho raccolto un po' qua, un po' là, tra i post dei Desenzanesi che hanno partecipato al V-Day...

Un video che mostra i caratteri prevalenti della manifestazione, tra quelli che suonano, spazzano, e reggono gli striscioni.



(dal post di Daniel).


Ecco delle foto:







(foto da Flickr, ibloggerdidese)




Ed opinioni:

Noi desenzanesi siamo stati parte attiva (come vedete nello foto sotto): Vlad ha fatto l'uomo sandwich impersonando De Michelis, Lori è stato vestito da spazzino, Piace ha portato lo striscione di apertura (quello che vedete nella foto in alto), io e Michele avevamo un bellissimo striscione: Diversamente Onesti. La marcia era scandita da un gruppo di percussionisti veramente bravi, e c'erano sicuramente oltre un migliaio di persone.

(Blog di Fabio, post)
Il corteo è stato bello ma sopratutto divertente e c'era un bel po' di gente. (...) Desenzano ha fatto la sua parte.
E penso possa tranquillamente essere considerata "atipica" come manifestazione. Nessuna bandiera, nessuno slogan di partito ma solo un nutrito gruppo di persone accomunate dalla profonda insofferenza verso una situazione deprecabile come quella della politica italiana o, almeno, buona parte di essa.
Dopo il corteo nel quale, sono felice di dirlo, l'unica violenza è stata quella verbale (o forse no, considerato che il "Vaffanculo" non è più un insulto...), ci siamo diretti al banchetto per le firme a favore della legge popolare.

mercoledì 29 agosto 2007

Lavavetri per finzione

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Un cronista di Repubblica si finge romeno. Pensate, da oggi non ci si finge più "barboni", ma "romeni", "senegalesi", "marocchini", "tunisini". Ebbene, questo attore rumeno cerca di vivere una giornata a Milano, tra i lavavetri dei semafori. L'obiettivo è quello di provare sulla sua pelle l'umiliazione di chi lo fa quotidianamente. Di provare la loro disperazione prima di dire qualcosa di insensato riguardo alla questione, che ultimamente sta creando non pochi dibattiti (a Firenze, per esempio, c'è già la giunta del CENTROSINISTRA che dichiara guerrra ai lavavetri...).
Conoscere i fatti prima di parlarne. E questo cronista (Sandro de Riccardis) applica questo concetto in modo estremo, ma efficace, credo. Più efficace di così non si può.



Cerco di prendere ritmo, riesco a pulire un vetro prima da un lato, poi dall'altro e quasi sempre vengo ripagato con lo sguardo duro dell'autista. Non sgancia nulla.

"Vetro sporco, amico, vetro sporco", dico a un uomo di una certa età alla guida di una Micra gialla. "Vai a lavorare!", mi urla la moglie. Il marito mi allunga quaranta centesimi. La donna lo insulta, cominciano a litigare furiosamente.

"Arrestatelo!", grida un pensionato sulla porta del bar. Il vigile gli risponde, ma forse parla a se stesso: "Lo arresto e lui domani è di nuovo libero". Mi trattengono per una ventina di minuti, mi chiedono documenti che non ho, poi se ne vanno. Così raccolgo le mie cose e vado un po' più lontano.

"Qui ci stiamo da quattro anni. Chi sei? Che vuoi qui? Vattene via". "Lavoriamo tutti - dico - anch'io ho figli da sfamare".

Appoggio la spazzola sulla Fiat Punto di un cinquantenne e lui mette in azione i tergicristalli. Mi colpiscono una mano, mi fanno male.
Mi sposto in seconda fila, e appena mi avvicino, vedo una signora che indica dietro il cane con le zampe sul vetro. L'animale abbaia furioso. "Se tocchi la macchina apro il finestrino", minaccia.

Sono sfinito. Metto la mano in tasca e tiro fuori i soldi. Li conto. Sono quattro euro e sessantasette centesimi.



Queste sono alcune frasi che vengono dal suo articolo. Solo una parola per me: umiliazione.

giovedì 23 agosto 2007

Siamo piromani d'oggi...

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L'Italia continua a bruciare. Il Sud Italia continua a bruciare.
Ancora una notizia allarmante ieri, nel Messinese. Non sempre, però, dietro le quinte di queste fiamme che iniziano a divampare incontrollabilmente si trovano cause naturali.

I piromani. Perché appiccano fuoco a un ramoscello fresco fresco? Forse lo hanno scoperto da poco e vogliono sperimentare l'emozione degli effetti che fa su larga scala.
Oppure ancora, trovano il fuoco irresistibilmente magico e dalle forme indescrivibili, così si sbizzarriscono, cercando di saziare l'appettito del romanticismo del fuoco, che arde e devasta.
Davvero romantico.
Ci sono quei piromani (17enni) che, alla domanda: "Perché hai scatenato quest'incendio?" rispondono: "Lo fanno tutti, volevo provare che emozione dava, ero curioso di provare come ci si sente". Che strane curiosità che girano. Magari, dopo, sono anche fieri di vedere quell'opera enorme, e avere l'ebrezza di pensare: "Sono stato io l'autore!!!"
Un bel "bravo" glielo dedichiamo? Se lo merita!

In un incendio, oltre alla vegetazione e alla fauna, possono andare in fumo anche 500 milioni di euro all'anno. E la causa è altrettanto positiva: "lo fanno tutti, lo faccio anch'io". La frase più perversa in cui si possa credere e nel quale calare responsabilità e azioni. Vuol dire non avere una propria testa, vuol dire agire secondo modelli già fornitici, vuol dire essere indolenti e pigri a pensare a un passo in più, vuol dire tanto. E continuiamo così, che siamo sulla buona rotta, mi raccomando...

piromane = reato di incendio doloso = terrorista della natura

domenica 19 agosto 2007

DIDDLE e LID'L

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Due video divertenti, che mettono anche un po' in ridicolo alcune pubblicità di supermercati, in questo caso il Lid'l, il famoso discount di origine tedesca, che si è diffuso molto anche in Italia; per questo ha trovato dissenso tra molti italiani, da quel che ho potuto constatare; ho letto molte discussioni sul Web e critiche al riguardo.

Questi video sono soltanto a scopo di divertimento, ed evidenziano alcuni aspetti della pubblicità davvero insopportabili.




Le leggi più strane del mondo

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Ho trovato un articolo bizzarro su Internet nel quale sono elencate le leggi più strane del mondo.
"Insolita lex sed lex", così si potrebbe iniziare la presentazione. Infatti, sono sì strambe come leggi, ma sono sempre pur leggi. Al limite del ridicolo, alcune. La maggior parte di queste leggi a parer mio provengono da Paesi democratici, perché è qui che si tiene, in linea di massima, il principio che "è lecito tutto ciò che non viene espressamente vietato dalla legge". Quindi, si fanno necessarie alcune precisazioni per i "furbi"...

Al contrario, nei Paesi poco o per nulla democratici "è vietato tutto ciò che non è espressamente consentito dalla legge"; fra una frase e l'altra c'è un abisso, un abisso che fa la differenza fra due sistemi di pensiero e di azione politica opposti. Un abisso che schiera uno dirimpetto all'altro Nazioni e ideologie. Il mondo.

Allo stesso modo, queste leggi sono il risultato dell'evoluzione sociale e culturale di un popolo o di uno Stato, e alcuni aspetti del suo passato sono rimasti o si sono adattati ai nostri tempi, si sono "aggiornate", "attualizzate".

L'elenco contiene le 25 leggi più stravaganti secondo il Times. Ne cito solo alcune, quelle che mi sono sembrate davvero "caratterizzanti" (anche in relazione allo Stato in cui sono state emanate):


In Francia...

è vietato chiamare un maiale "Napoleone" (mi sembra ovvio... sarebbe indegnoso per il generale e imperatore più illustre della Francia);


In Inghilterra...
  1. è illegale non dire a un agente del fisco qualcosa che voi non volete che lui sappia, sebbene non dobbiate dirgli qualcosa che non pensate che lui debba sapere (???);
  2. è considerato tradimento mettere il francobollo raffigurante il Re inglese capovolto (attenti a spedire cartoline! Potreste venire esiliati a vita!);
  3. è vietato morire nel Parlamento di Londra (chissà cos'è accaduto per dover imporre una legge simile...);
  4. tutti gli uomini al di sopra dei 14 anni devono praticare tiro con l'arco almeno per due ore al giorno (ma in che anno siamo?! Non capisco se è una specie di addestramento militare - sapete, non si sa mai che vengano attaccati da una tribù di indigeni impazziti - o un semplice invito a mantenersi in forma con l'esercizio fisico);
  5. in tutta la GB un uomo che deve urinare in pubblico lo può fare soltanto se mira alla ruota posteriore della sua auto e appoggia la mano destra al veicolo (no comment);
  6. a York si può uccidere uno scozzese a patto che egli tenga in mano arco e frecce (legittima difesa...);
  7. la testa di una balena morta trovata sulle coste inglesi appartiene al Re, la coda alla Regina (equa spartizione...);
Negli Usa...
  1. Boulder, Colorado: chi possiede un animale domestico è soltanto un "badante degli animali", legalmente parlando (nulla più...);
  2. Kentucky: non potete trasportare un'arma di nascosto per più di 6 piedi (circa due metri);
  3. Alabama: non si può guidare bendati (questo è proprio al limite; neppure un ubriaco credo arrivi a bendarsi; l'unica spiegazione è una scommessa...);
  4. Vermont: donne, per mettervi denti finti dovete chiedere il permesso da vostro marito!

Ecco, per chi volesse leggersi l'intero articolo, clicchi qui.

venerdì 3 agosto 2007

Stampanti e rimandi infantili

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Avete presente il buon profumino delle pagine appena sfornate dalla fotocopiatrice, ancora belle calde, perché fresche? Quei fogli con tante di quelle scritte, magari, e tanto nero, che se passate sopra il dito ve lo ritrovate bello sporco, come se trascinaste la mano sulla polvere di libri centenari? Bene. Presente? Ecco. Sono tossiche. Sì, proprio quelle polveri: tossiche.
Lo dice un articolo sulla salute nel Corriere della Sera. Lo sono soprattutto gli strumenti che stampano quelle pagine: le stampanti a laser. Addirittura, l'articolo parla di come siano in grado di produrre un pulviscolo, dannoso ai nostri polmoni quanto il fumo di sigaretta.
Gli effetti sull'uomo sono ancora da indagare approfonditamente. Spero non sia nulla di preoccupante... Quel piccolo piacere olfattivo che mi ricorda la scuola materna, dove si coloravano valanghe di immagini fotocopiate; ma anche il profumino dei pastelli, quello della colla stick, la classica Pritt.A proposito, anche quella è dannosa se respirata per tanto tempo, insieme ai pennarelli, che contengono una particolare sostanza che produce nel nostro organismo un effetto simile alla droga. Chi l'avrebbe mai detto!

Ma nessuno mi toglierà mai lo sfizio di annusare le pagine di un libro mentre scorrono velocemente, frusciando, sotto il mio naso! ;) (non sarò l'unica a farlo, vero?!)

giovedì 2 agosto 2007

Anti-Moccia e anti-Danmarrone (ovvero Dan Brown)

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La libreria on-line che offre il sito aNobii permette anche la creazione di gruppi di persone che condividono gli stessi interessi o le stesse opinioni, e permette di dare il via a discussioni al loro interno. In base alle librerie degli utenti, si invitano altri a partecipare ai gruppi e alle discussioni ecc.

Ieri sono riuscita a leggere per intero la discussione Anti-Moccia, che mi ha incuriosita parecchio... Sapete, l'autore di Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, ecc. Oltre a interventi estremisti che proponevano vere e proprie manifestazioni di massa contro questo autore così amato dalla maggioranza degli adolescenti (spero fino agli under 15 al massimo), con tanto di maglie e gadgets ecc... mi ha colpito l'intervento di una professoressa che ha descritto come è riuscita a far cambiare idea in modo intelligente, a parer mio, ai suoi alunni che le avevano proposto di leggere Tre metri sopra il cielo in classe. Un vero esempio.
Accanto a questo, altri commenti di scherno vero e puro, e altri di umorismo (come la scritta su un muro: Io e te sei metri sopra il cielo, perché a tre metri c'è già troppa gente)...
Io penso che questo successo di Moccia, oltre a un'eccessiva pubblicità, sia dovuto, più che altro, al pubblico cui sono rivolte quelle storielline: ragazze pre-adolescenti o adolescenti inciecate a seguire le vicende di loro coetanei e a farne degli eroi. Anche in seguito al film con il bellissimo e superbravo Scamarcio... Io mi preoccuperei piuttosto di loro, non di Moccia, che altro non fa che approfittarne.
Certo, un conto è leggere Tre metri sopra il cielo, stop (anche sulla spiaggia, sotto l'ombrellone, tanto per passare un po' il tempo, se proprio proprio...).
Un altro è imitare le gesta d'amore di tali eroi (lucchetti sui ponti, scritte dappertutto).
Un altro è portare all'esasperazione l'adorazione di Scamarcio, quindi dei libri di Moccia.

L'altra discussione era quella anti-Dan Brown, chiamato Dan Marrone. Anche qui si proponeva di tutto, forse in maniera più pesante rispetto a Moccia. Non rendendosi conto che il successo di un libro deriva anche da un'amplissima critica riguardo al romanzo, sia che essa sia positiva, che negativa...anzi, peggio ancora negativa.
Far tacere un libro vuol dire innanzitutto far tacere la sua critica.

mercoledì 1 agosto 2007

Internet & Blog: ancora da discutere

2 commenti

Ho trovato questo articolo (oppure qui in inglese) sul Corriere della Sera che espone un'opinione del famoso cantante Elton John riguardo agli effetti di Internet e della nuova moda dei blog sull'arte, sulla musica e sulle relazioni con gli altri; in sintesi, esprime tutto il suo dissenso per tante tecnologie che rovinano la musica come era ai suoi tempi. Afferma addirittura di non avere un i-Pod, tantomeno un cellulare, per il semplice fatto di essere coerente al suo essere "tecnofobo".
Secondo me, c'è anche un discorso economico dietro... con tutti i programmini che permettono di scaricare musica gratis!
Non sono d'accordo con quanto dice riguardo alla socializzazione inibita dalle ore passate davanti al proprio blog; gli irragionevoli e i dipendenti esistono da sempre, per tutto; basta saper dosare il tempo.
Certo, riguardo alla musica che sta diventando sempre meno interessante rispetto ai suoi tempi, c'è già qualcosa di più ragionevole... ripeto: qualcosa, non tutto! In realtà, anche quest'ottica ormai sta diventando sempre più appartenente alla minoranza della gente, che tende invece a seguire i nuovi generi e i nuovi cantanti, senza però accantonare del tutto la musica di una volta.

domenica 29 luglio 2007

Nezareth Casti Rey

2 commenti




Io, personalmente, sono rimasta del tutto senza parole... Un bambino così, in quelle vesti da presentatore, che altro non sono che predicatori moderni. Ma questo bambino predica più di uno show, non è lì per puro intrattenimento. No, è troppo strano. Non è naturale.
Sono sconcertata, anche impaurita un po'. E poi, tutta quella folla a sostenerlo, anziani, giovani, adulti, tutti lì per ascoltarlo. Mi viene in mente una riproduzione dei giorni nostri del celebre passo del Vangelo in cui Gesù parla ai sacerdoti e alla folla, ma non voglio che questo filmato mi ricordi il Vangelo, anche se è inevitabile. Guardate, si alzano e gli applaudono, a un "nino" alto poco più di un metro, che parla e parla e gesticola e indica in alto...come si muove! come sa alzare il tono nei momenti culminanti del discorso, per guadagnarsi un boato di applausi da una platea completamente presa dal fanciullo!
Innaturale, inverosimile. Non so se ridere, di una risata stupita, o liberatoria, o semplicemente di una risata divertita. Oppure rimanere seria e riflettere su qualcosa che non so definire esattamente. Vorrei conoscere la vostra reazione.

sabato 28 luglio 2007

Mine antiuomo

5 commenti



Mine antiuomo: la guerra dopo la guerra

Sono rimasta scioccata da un articolo trovato in un mio libro di scuola, riguardante le armi della "guerra dei vili": le mine antiuomo. Diffusissime nelle terre più povere del mondo (che novità...), in particolar modo in Africa, nel Vicino Oriente e nell'Asia Orientale (Cambogia, Laos, Somalia, Iraq), hanno provocato davvero moltissime vittime (100 mila all'anno), tra morti e mutilati. Tantissimi agricoltori delle poche terre coltivabili di questi Paesi cadono nella trappola, dato che esclusiva delle mine è proprio quella di sfuggire alla volontà umana e di far permanere il loro potenziale pericolo.
Un altro fattore che credo aumenti l'efficacia di questo tipo di arma sia la loro posizione. Scopo originario, infatti, era quello di difendere installazioni o provocare sopstamenti della popolazione civile. Ovviamente, non tutte queste mine avevano adempito al loro compito entro la fine della guerra. Ecco che gli effetti indesiderati (o meno) si manifestano, perché nel momento in cui il soldato incaricato sotterra una mina ne perde inevitabilmente il controllo.

Mi chiedo se non esistano cartine, piante che mostrino le zone in cui sono state disposte, in modo da disinnescarle...in teoria, si potrebbero recuperarle tutte, grazie ad appositi e meticolosi piani delle zone minate. In pratica, immaginate...
Il fatto più sconcertante, a mio parere, è lo scopo originale di queste mine e i loro effetti nella realtà dei nostri giorni. La mancanza di controllo di armi messe lì, giù, a sproposito, ora fa sentire il suo pianto. Un'arma senza padrone e senza vittima, nel senso che chiunque può essere scelta da lei. Pensare poi chi è sottoposto ancora una volta a disgrazie come questa sono accomunati da uno stato di assoluta povertà, sono dipendenti soltanto dalla loro terra che vedono come l'unica risorsa di cibo e di vita, ma dove scovano spesso la morte, sono incapaci di diffondere il proprio destino al mondo, di far sentire la loro voce...eppure, sono circa 10o milioni le mine stimate.

Una soluzione? Soltanto l'interdizione della loro fabbricazione. E chi sostiene questo intervento? Croce Rossa, Unicef e il Segretario delle Nazioni Unite.
Ci sarebbe un dibattito amplissimo riguardo alla soluzione, perché, secondo me, proibire completamente la produzione di un'arma potrebbe portare al risultato opposto rispetto a quello sperato: ossia una frenetica corsa agli armamenti, ma stavolta nascosto. Il che credo sia davvero molto peggio.

mercoledì 25 luglio 2007

Ma quale pubblicità!

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Tra tutti i mezzi di comunicazione di massa che hanno sempre più credito e successo nella società odierna vi è sicuramente la pubblicità. A parer mio, una fra le più arroganti, che si infiltra nella mente della massa con quelle frasi schiette, che vogliono esprimere chissà quale concetto vitale. Un metodo direi brusco e indiretto. L'uso di immagini azzeccate si dimostra fondamentale per attirare l'attenzione. Prodotti inutili vengono appunto presentati come necessari a tutti i costi. Ma non prodotti e basta: prodotti di quella precisa marca.

Ecco che qui si instaura anche una vera e propria concorrenza fra le diverse marche che producono lo stesso tipo di prodotto. Fra i conflitti più noti troviamo sicuramente quello che vede schierati la Pepsi Cola e la Coca Cola. Nonostante tantissimi siano per così dire fedeli alla Coca Cola, perché si tratta di un marchio di più antica tradizione rispetto alla Pepsi, ho letto (non mi ricordo esattamente quando e dove) che su un campione di persone che venivano bendate e venivano loro posti due bicchieri, uno di Coca Cola e uno di Pepsi, alla domanda: "quale dei due ha il gusto migliore?" quasi tutti votavano la Pepsi. Questo dimostra che anche la pubblicità è un fattore notevole, anzi, forse il pincipale, per il successo di un prodotto. Per esempio, ho sentito dell'esistenza di una pubblicità nella quale un bambino, di fronte a una macchinetta contenente una lattina di Coca Cola, non riuscendo a raggiungere il pulsante per la selezione, ha disposto per terra due lattine di Pepsi che teneva in mano e vi è salito sopra in modo da permettersi la Coca Cola.
Esistono, negli Stati Uniti, le pubblicità in cui si mettono a confronto due o più prodotti, dimostrando come soltanto uno sia in realtà il migliore. In Italia, un evento simile è accaduto con la pubblicità della Tele 2 vs. Telecom Italia vs. Infostrada, nella quale si comparavano i prezzi. Ricordate?

Per colpire la gente, la pubblicità fa spesso ricorso a temi cari alla sensibilità umana, come lo sono la famiglia, il nido rappresentato dalla casa, il luogo per eccellenza dove si trova sicurezza, riposo e trasparenza, poi l'amicizia, l'amore... Altri sono così carini e bellini perché stupidi, oppure molto ironici;talvolta bastano delle immagini e una musica accattivante. Per questo tanti si sentono coinvolti in quello che si descrive, più o meno indirettamente, nella pubblicità. Tutti potenziali strumenti per penetrare nella massa e agire in essa. Coloro che si occupano di questo settore devono fare attenzione a ogni singolo aspetto, che all'apparenza può sembrare poco rilevante. Bisogna essere grandi interpretatori della mente per produrre pubblicità di successo...bisogna intuire le esigenze della popolazione, i suoi punti deboli, e sfruttarli.

Esistono poi, se si può dire, le pubblicità "serie": quegli stralci di immagini descritti da un narratore che devono dare la possibilità di riflettere su tematiche di attualità, come la fame nel mondo, la povertà, la mancanza idrica, l'istruzione...ma anche qui ogni loro tentativo di serietà svanisce, preceduti e seguiti come sono dal messaggio promozionale della Barilla (perché dove c'è Barilla c'è casa, lo capite, vero?) e lo scoiattolino della Daygum Protex. Io personalmente detesto questo modo di fare.

A proposito della Daygum, mi viene in mente quel video promozionale (grazie a Fede per il link) del tizio in motocicletta, nella bocca del quale si infila un piccione... Pensando alla fantastica chewing-gum che viene allegramente masticata e collegarla all'immagine del volatile di città non è il massimo...Se qualcuno sa darmi un'interpretazione di quest'immagine...Lo stesso dicasi per una vecchia pubblicità di Magnum (by Algida).

Spero di riprendere in mano questo tema, anche in seguito a una ricerca su Internet... queste qui sono soltanto opinioni personali!

sabato 14 luglio 2007

Un atto di...

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Nella pagina di i-Google ho trovato questa notizia, ricavata dalla prima pagina del giornale la Repubblica, che, secondo me, ha del drammatico, non per il fatto in sé, ma per il pensiero che sta dietro a un atto simile.

Mestre, tre clandestini morti in tir frigorifero

Questa è l'intestazione dell'articolo del giornale, con il suo strambo consueto modo di scrivere, così schietto, ma a volte esageratamente distaccato. Alcuni articoli di giornale stupiscono per il loro tono emotivo che inseriscono, anche se il loro obiettivo principale è rapportare i fatti oggettivamente, illustrarli, nonostante spesso sia difficile anche questo.

Il problema dei clandestini è di grande attualità, non solo nel nostro Paese, ma in tutta Europa. Non sto qui ora a operare una serie di riflessioni che ormai sono arcinote a tutti, perché si trattano dei soliti ragionamenti che spuntano fuori quando si parla di immigrazione ecc.
Io credo ci voglia un po' di pazzia, tanto coraggio e soprattutto anche un po' di irresponsabilità per azzardarsi in un tentativo di fuga dal proprio Paese, senza avere nessun aiuto in tasca, nessun punto fermo da cui partire o cui giungere. Lasciare tutto al caso, o meglio, aprirsi man mano la strada, non lasciando nulla al caso.
Oppure, bisogna essere tremendamente disperati. Tutt'altro che abbandonarsi e rassegnarsi alla propria condizione... Questa gente non ha nulla da perdere, altrimenti non ne varrebbe la pena buttarsi in un pozzo dal quale salire è un'impresa spaventosamente difficile. Il pozzo è quello che si incontra quando si arriva in terra straniera, ossia nulla. Un pozzo fatto di nulla. Per questo poi si tende ad appellarsi a dei falsi rimedi, nei quali cercano una compensazione, almeno nell'apparenza, di questo vuoto: si cade nelle mani della malavita, ci si inceppa in giri di favoritismi, di compromessi, di vendette. Certo che questo è il passo successivo alla disperazione, è ancora peggio. Non so come chiamarlo... eppure deve avere un nome. Un fenomeno così riscontrato DEVE avere un nome preciso.
Ci sono altri, invece, che diventano ciechi di fronte alla disperazione: non hanno più il senso del pericolo, anche quello ovvio, imminente; per esempio, rischiare di rimanere congelati in un frigorifero a lungo andare. Forse ho sbagliato prima a parlare di pazzia: non esiste la pazzia in una fuga, perché la pazzia è una "dote" che si tiene sempre, non che si improvvisa soltanto in alcune circostanze.
Ogni cosa in questo mondo può essere sfruttato in due sensi: uno negativo e uno positivo. Qualsiasi cosa, ma proprio tutto.