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domenica 27 aprile 2008

Brescia-Desenzano su due ruote

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Uff, biciclettata terminata!

Devo dire che alla fine di una giornata piena di impegni o comunque di movimento, sono sempre soddisfatta, realizzata, ecco... per aver sfruttato al meglio il tempo. E, per oggi in particolare, il sole, la natura, l'aria, gli amici. Il puro e sano divertimento.

Partiti verso le nove da casa, giungiamo io e mio fratello alla stazione, e ritrovo Sere, Tommi, Beppe ed Enrico dei ragazzi di Desenzano. Tra l'altro, abbiamo rischiato di brutto di perderci questa biciclettata, perché proprio stanotte qualcuno ha fatto irruzione nelle cantine del nostro condominio, spaccando completamente i lucchetti e rubando un po' di cibo e una bici da corsa al vicino... per fortuna da noi non hanno toccato nulla... e le bici erano lì salve stamattina.

Arriviamo a Brescia, dove il nostro gruppettino si ricongiunge con gli altri ciclisti bresciani; una stima che ho sentito da altri mentre pedalavo voleva che fossimo circa 500 in tutto! Un biscione lunghissimo che spesso ha anche creato disagi a qualche automobilista. In effetti, non finivamo più di attraversare tutti nei vari incroci.

Serenità. E' questa sensazione che mi ha tenuta distratta dal mio carattere quotidiano, e che riscopro quando ho poco a che fare con la gente di ogni giorno. E' l'aria, è l'aria... i profumi, le campagne.

Fantastico anche il clima. Forse un po' troppo caldo verso le 2, in compenso mi sono abbronzata le braccia con il sole che c'era. Non è stato nemmeno faticoso, perché abbiamo fatto una lunga sosta per pranzo, mangiando e riposandoci tra una chiacchiera e l'altra sempre al sole. Per precisione, ci hanno dato del riso al gorgonzola, davvero ottimo, con pane, salumi affettati, grana, fette di panini al formaggio e a una salsa che non ho riconosciuto... e una salsiccia cruda.

E poi.... le disceseee!! uuu! L'unica parte un po' impegnativa è stata quella per salire su a Maguzzano, ma nemmeno tanto, eh...

Tornati alle Tre Stelle per le 3 e mezza, percorrendo la strada che, come ha detto Tommi, sembrava quella per tornare da scuola, avendo visto che c'erano soltanto dei biscotti come merenda (e io speravo in qualcosa di abbondante, visto il pranzo!!!), ho fatto una passeggiata al parchetto del laghetto con un gelato in mano.Troppa gente!

E domani, si riparte, con un'assemblea d'istituto che sarà spesa con le prove di teatro. Il coro non va avanti se non ci siamo tutte tutte...

venerdì 28 marzo 2008

Spring sprint

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Nel tragitto scuola-casa, sono rimasta colpita dalla varietà di profumi di fiori, che si rinnovavano ogni ventina di metri: lo spazio di cambiare vista su un altro giardino, e il tempo di venire invasa dai corrispondenti profumi... Esalazioni primaverili, e "umidità da serra", non lasciavano quasi il tempo di respirare.
Un bombardamento anche visivo, oltre che olfattivo: mandorli, magnolie, crochi, viole, margheritine qua e là... Me ne sono accorta sol'oggi; a quanto pare i fiori hanno la capacità di aprirsi silenziosi, discreti, non vogliono richiamare l'attenzione su di sé se non a opera compiuta, ovvero quando sono tanti, quando ognuno non è che una piccolezza dell'intero. Solo così possono fare effetto.
Il fiore solitario è arrogante, anche se spesso irresistibilmente bello.

"Oggi è più primavera del solito", mi ha detto F. tornando da teatro... Come se anche la primavera avesse degli sbalzi, ogni tanto, di temperanza e di intensità, degli sprint e dei rallentamenti; come se avesse un suo pulsare; e il suo ritmo determina quello di tutti gli altri.

E' bello che non ci sia nulla di assoluto, nel mondo.

venerdì 14 marzo 2008

Lattiginosa

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Stasera, tornando dalle prove del coro, ho buttato lo sguardo in alto per un po', e c'era una mezza luna che illuminava con quel suo pallido chiarore un pezzo di cielo blu attorno. Un po' di stelle , sempre lì, sparpagliati nei presso a guardarla, sembravano nulla in confronto a lei, madame luna.

Da piccola pensavo davvero che crescesse di passo in passo, giorno dopo giorno, che si riempisse come un bicchiere d'acqua di colore latte, e poi versava la sua tinta e andava a finire chissà dove, magari a illuminare qualche altro angolo buio, magari era soltanto... una mia fantasia.

Presto qualcuno mi insegnò che esiste il riflesso della luce del sole, anche se non riusciamo a vederne direttamente la fonte, e che la luna, come la Terra, girano, girano, danzano e si fronteggiano. Così, ogni volta cercavo di vedere non più il latte della luna, ma la parte oscura. Il mio gioco si era trasformato: ora si trattava di riempire con l'immaginazione quella parte di lei che non vedevo, ma che sapevo, per apprendimento e non per deduzione, essere lì.
Mi aveva fregata fino ad allora, ora sono io che la scopro.

Ed è romantica.

lunedì 25 febbraio 2008

Natura invadente

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Cosa vi sembrano queste immagini? Familiari, vero?

In questo sito (www.history.com) ho trovato, tra le tante curiosità, un video particolarissimo (peccato che le mie immagini che ho catturato con il classico metodo del tasto Stamp non si vedano molto distintamente), dove vengono mostrate le più grandi opere costruttive dell'uomo di oggi, ma soffocate dalla natura. Silenziosa poi. L'uomo non sarà più in grado di intervenire...

Dato che non si vede molto:

Nella prima foto, Mont Rushmore, i quattro presidenti statunitensi.
Nella seconda foto, ho cercato di fermare il momento del crollo di uno dei grattacieli più alti al mondo, il Sears Tower di Chicago.
Nella terza, il Golden Gate Bridge di San Francisco (che in realtà è rosso-arancione, qui è grigio-verdognolo).
Nell'ultima, Buckingham Palace di Londra.

Chi vuole vedere il video completo, qui il link.

martedì 11 settembre 2007

Costruire vuol dire fondare legami con il costruito

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Aveva ragione Pirandello a dire che la natura è magica perché lì è assente il costruito dell'uomo; non vi si trova nulla con cui crediamo di avere un rapporto in termini di valore, significato, anche emotivo.
"Mondo che ha senso e valore soltanto per l'uomo che ne è l'artefice", afferma, riferendosi a uno spazio "meccanico, costruito, manifatturato, combinato, congengato (...), di stortura, d'adattamento, di finzione e di vanità" come quello della città.

E tendiamo ad evadere, dalla città verso la natura, per peredere ogni relazione con elementi da noi congegnati e pensati; per abbandonare ogni senso e valore, per assaporare la vanità del vivere inconscio come lo è quello degli alberi e degli animali.
La natura non detiene nulla di noi, non un ricordo, non un legame, rifiuta tutto ciò che è proprio dell'uomo. E' la natura e basta, vuole restare incontaminata. Io mi stupisco come essa lotti in silenzio, trovi rifugio in se stessa, e lo offra anche a noi, talvolta ingenuamente... Nelle stesse dimensioni percettive nelle quali pure essa si culla...