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mercoledì 5 marzo 2008

Compagnie da fumo

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A differenza di quanto credevo, ingannata forse dall'eccessiva quantità di firme e qualità, le sigarette e il tabacco che si vendono nel mondo sono dominate solo da poche grandi multinazionali:

- American Brands
- BAT

- Hanson

- Philip Morris
- Rembrandt
- RJR Nabisco
.

Se andate a verificare, tutti i siti di queste compagnie espongono i rischi derivanti dal fumo e quanto esso sia dannoso alla nostra salute, ecc ... le solite cose che si sentono in giro. Addirittura la Philip Morris sostiene di essere a favore delle leggi che pongono un'età minima per la vendita delle sigarette, in quanto sostenitori di una politica che cerca di limitare i decessi annui per tumore ai polmoni. Che poi ogni anno muoiano 2,5 milioni di persone lo stesso è un altro conto...

Leggo alcuni numeri che ho trovato su internet:

  • le vendite di tabacco aumentano ogni anno del 2%;
  • ogni giorno le compagnie americane spendono 11 milioni di dollari in pubblicità: più di quanto il governo USA spende per la prevenzione del Fumo in un anno;
  • in 25 anni, il consumo di sigarette è aumentato del 70% nel Terzo Mondo;
  • un chilo di tabacco costa circa 2 $, e serve a produrre 1.400 sigarette;
  • l'industria americana del tabacco controlla un mercato di 50 miliardi di dollari l'anno.

Ecco, questi i dati essenziali. Con un briciolo di consapevolezza, si commentano da sé...
Per il primo punto, beh, la popolazione è in costante aumento, quindi anche il tabacco venduto è proporzionale a questo fenomeno, no?
Per il secondo: avete presente quanti cartelloni della Marlboro ci sono nelle piste di Formula 1? Oppure i cammelli della Camel sulle moto GP? Il pretesto delle pubblicità è: servono soltanto per cambiare la marca del prodotto di gente già fumatrice. Sì, come no. E come si spiega quindi che la quota di per i minori di 18 anni, la quota di mercato delle sigarette Camel è balzata da meno dell'1% al 33% in tre anni, grazie ad una campagna pubblicitaria di alto livello, con protagonista un personaggio dei cartoni animati?

In particolare, è interessante il discorso della Philip Morris.
Essa attinge il 56% dei suoi guadagni totali dalla vendita di prodotti alimentari. Leggo, infatti, con grande stupore, che è essa ad avere il controllo di queste marche di prodotti di consumo:

Miller (birra)
Suchard, Toblerone, Cote d'Or, Milka (dolci)
Kraft, Philadelphia (formaggio)

E, ovviamente, tra le sigarette: Marlboro, Cartier, Chesterfield, Merit, Dunhill, L&M, Lark, Consulate, Sinclair, Vogue, Rothmans, Royals, Piccadilly.

Quindi, per chi volesse boicottare, direi che potete partire benissimo da questa multinazionale...

domenica 24 febbraio 2008

Sleek can... in arrivo!!!

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Avete notato che le lattine hanno cambiato forma?
Io pensavo fosse una scelta solo della Coca Cola, una possibilità di scelta in più per il consumatore, ma non ci avevo badato più di tanto.

Finché ho letto un articolo qui dove vengono spiegati i motivi di tale cambiamento di "stile".

In realtà, la forma delle sleek can (lett, "lattina lucente" o "elegante", questo il nome con cui sono stati battezzati appunto i nuovi modelli di lattina più snelli e alti) già esisteva ed era usata dagli energy drink (la Red Bull, per esempio).
Le differenze? Beh, più strette e slanciate, eleganti, più pratiche e più attraenti. Il contenuto è sempre lo stesso (330 ml).

La Coca-Cola stessa direbbe che "hanno un elevato potenziale di attrazione, legato, oltre alla sua immagine, anche alla praticità e alla forma più innovativa, più maneggevole e più in sintonia con le esigenze del consumo d'impulso".

Piano piano, a partire da maggio, verranno completamente sostituite le vecchie "classiche" lattine, lanciate in Italia già 30 anni fa, ormai troppo tozze per i gusti moderni.

Personalmente, non ho 'sta grande attrazione in più verso le sleek... Forse sembra che contengano più liquido, quello sì. Anzi, mi sembra che ci sia anche il fatto che si utilizza più materiale (alluminio) per fabbricare queste lattine tecnologiche, a meno che non sia più sottile la lamina. Uno svantaggio al giorno d'oggi, sicuro.

domenica 6 gennaio 2008

Incongruenze

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Ci sono tante cose che non capisco, soprattutto se si parla di economia.

Ma questa proprio!

Com'è possibile che abbiamo comprato l'Unicum a un corrispondente di 13 euro in Ungheria, in un ipermercato assimilabile alla nostra Coop, mentre qui in Italia è venduta a 10 euro? Stesso identico imbottigliamento e volume ovviamente.

Bah...

mercoledì 25 luglio 2007

Latte e patatine

2 commenti

Latte. Vi riassumo una constatazione tratta da Focus n.176 riguardo al latte e ai suoi costi nei vari Paesi d'Europa e in Italia. Ovviamente, come al solito, nessuna notizia buona per noi.
In Germania e in Austria il latte fresco costa la metà rispetto al prezzo rilevato in Italia, ossia 0,60 euro contro 1, 30 al litro.
Il valore aggiunto del latte è dato dalle spese di raccolta, dalla pastorizzazione, dal confezionamento dalle rese del prodotto invenduto e dalla pubblicità (il tutto +0,45 euro al litro). I costi di distribuzione si alzano a causa della catena del freddo e delle frequenti consegne (+ 0,25 euro) e l'Iva (+ 0,30 euro). Questo è il percorso che viene seguito generalmente da un latte costoso.
Poi vi è quello a basso costo. Vengono aboliti i costi di distribuzione (cui provvede il supermarket) e quello di imballaggio.

Un ultimo consiglio che viene dato è quello di comprare il latte anche due giorni dalla scadenza: in realtà, nei supermercati viene ritirato appunto due giorni prima perché i consumatori non lo acquistano e viene regalato all'Onlus. Si è stimato se i consumatori cambiassero abitudine, il prezzo diminuirebbe del 15/20%.


Patatine. Per i chips, il discorso si aggrava ancor di più., soprattutto per le confezioni da 30 g. Si è capaci di far lievitare il prezzo base di 60 volte...un gioco di prestigio e di bravura. Infatti, da 0,5 euro al kg, si arriva a 28 euro al kg. Ma cosa può aumentare così tanto il loro valore? C'è da considerare il tipo di frittura (olio di oliva), l'arricchimento con altri ingredienti (formaggio, mais), la confezione (capiente o meno, di marca o meno, di cartone o di plastica).


Accorgimenti simili si possono fare ormai per troppi prodotti. Anche quelli primari, come per esempio la frutta e la verdura.

Ma quale pubblicità!

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Tra tutti i mezzi di comunicazione di massa che hanno sempre più credito e successo nella società odierna vi è sicuramente la pubblicità. A parer mio, una fra le più arroganti, che si infiltra nella mente della massa con quelle frasi schiette, che vogliono esprimere chissà quale concetto vitale. Un metodo direi brusco e indiretto. L'uso di immagini azzeccate si dimostra fondamentale per attirare l'attenzione. Prodotti inutili vengono appunto presentati come necessari a tutti i costi. Ma non prodotti e basta: prodotti di quella precisa marca.

Ecco che qui si instaura anche una vera e propria concorrenza fra le diverse marche che producono lo stesso tipo di prodotto. Fra i conflitti più noti troviamo sicuramente quello che vede schierati la Pepsi Cola e la Coca Cola. Nonostante tantissimi siano per così dire fedeli alla Coca Cola, perché si tratta di un marchio di più antica tradizione rispetto alla Pepsi, ho letto (non mi ricordo esattamente quando e dove) che su un campione di persone che venivano bendate e venivano loro posti due bicchieri, uno di Coca Cola e uno di Pepsi, alla domanda: "quale dei due ha il gusto migliore?" quasi tutti votavano la Pepsi. Questo dimostra che anche la pubblicità è un fattore notevole, anzi, forse il pincipale, per il successo di un prodotto. Per esempio, ho sentito dell'esistenza di una pubblicità nella quale un bambino, di fronte a una macchinetta contenente una lattina di Coca Cola, non riuscendo a raggiungere il pulsante per la selezione, ha disposto per terra due lattine di Pepsi che teneva in mano e vi è salito sopra in modo da permettersi la Coca Cola.
Esistono, negli Stati Uniti, le pubblicità in cui si mettono a confronto due o più prodotti, dimostrando come soltanto uno sia in realtà il migliore. In Italia, un evento simile è accaduto con la pubblicità della Tele 2 vs. Telecom Italia vs. Infostrada, nella quale si comparavano i prezzi. Ricordate?

Per colpire la gente, la pubblicità fa spesso ricorso a temi cari alla sensibilità umana, come lo sono la famiglia, il nido rappresentato dalla casa, il luogo per eccellenza dove si trova sicurezza, riposo e trasparenza, poi l'amicizia, l'amore... Altri sono così carini e bellini perché stupidi, oppure molto ironici;talvolta bastano delle immagini e una musica accattivante. Per questo tanti si sentono coinvolti in quello che si descrive, più o meno indirettamente, nella pubblicità. Tutti potenziali strumenti per penetrare nella massa e agire in essa. Coloro che si occupano di questo settore devono fare attenzione a ogni singolo aspetto, che all'apparenza può sembrare poco rilevante. Bisogna essere grandi interpretatori della mente per produrre pubblicità di successo...bisogna intuire le esigenze della popolazione, i suoi punti deboli, e sfruttarli.

Esistono poi, se si può dire, le pubblicità "serie": quegli stralci di immagini descritti da un narratore che devono dare la possibilità di riflettere su tematiche di attualità, come la fame nel mondo, la povertà, la mancanza idrica, l'istruzione...ma anche qui ogni loro tentativo di serietà svanisce, preceduti e seguiti come sono dal messaggio promozionale della Barilla (perché dove c'è Barilla c'è casa, lo capite, vero?) e lo scoiattolino della Daygum Protex. Io personalmente detesto questo modo di fare.

A proposito della Daygum, mi viene in mente quel video promozionale (grazie a Fede per il link) del tizio in motocicletta, nella bocca del quale si infila un piccione... Pensando alla fantastica chewing-gum che viene allegramente masticata e collegarla all'immagine del volatile di città non è il massimo...Se qualcuno sa darmi un'interpretazione di quest'immagine...Lo stesso dicasi per una vecchia pubblicità di Magnum (by Algida).

Spero di riprendere in mano questo tema, anche in seguito a una ricerca su Internet... queste qui sono soltanto opinioni personali!