A differenza di quanto credevo, ingannata forse dall'eccessiva quantità di firme e qualità, le sigarette e il tabacco che si vendono nel mondo sono dominate solo da poche grandi multinazionali:
- American Brands
- BAT
- Hanson
- Philip Morris
- Rembrandt
- RJR Nabisco.
Se andate a verificare, tutti i siti di queste compagnie espongono i rischi derivanti dal fumo e quanto esso sia dannoso alla nostra salute, ecc ... le solite cose che si sentono in giro. Addirittura la Philip Morris sostiene di essere a favore delle leggi che pongono un'età minima per la vendita delle sigarette, in quanto sostenitori di una politica che cerca di limitare i decessi annui per tumore ai polmoni. Che poi ogni anno muoiano 2,5 milioni di persone lo stesso è un altro conto...
Leggo alcuni numeri che ho trovato su internet:
- le vendite di tabacco aumentano ogni anno del 2%;
- ogni giorno le compagnie americane spendono 11 milioni di dollari in pubblicità: più di quanto il governo USA spende per la prevenzione del Fumo in un anno;
- in 25 anni, il consumo di sigarette è aumentato del 70% nel Terzo Mondo;
- un chilo di tabacco costa circa 2 $, e serve a produrre 1.400 sigarette;
- l'industria americana del tabacco controlla un mercato di 50 miliardi di dollari l'anno.
Ecco, questi i dati essenziali. Con un briciolo di consapevolezza, si commentano da sé...
Per il primo punto, beh, la popolazione è in costante aumento, quindi anche il tabacco venduto è proporzionale a questo fenomeno, no?

Per il secondo: avete presente quanti cartelloni della Marlboro ci sono nelle piste di Formula 1? Oppure i cammelli della Camel sulle moto GP? Il pretesto delle pubblicità è: servono soltanto per cambiare la marca del prodotto di gente già fumatrice. Sì, come no. E come si spiega quindi che la quota di per i minori di 18 anni, la quota di mercato delle sigarette Camel è balzata da meno dell'1% al 33% in tre anni, grazie ad una campagna pubblicitaria di alto livello, con protagonista un personaggio dei cartoni animati?
In particolare, è interessante il discorso della Philip Morris.
Essa attinge il 56% dei suoi guadagni totali dalla vendita di prodotti alimentari. Leggo, infatti, con grande stupore, che è essa ad avere il controllo di queste marche di prodotti di consumo:
Miller (birra)
Suchard, Toblerone, Cote d'Or, Milka (dolci)

Kraft, Philadelphia (formaggio)
E, ovviamente, tra le sigarette: Marlboro, Cartier, Chesterfield, Merit, Dunhill, L&M, Lark, Consulate, Sinclair, Vogue, Rothmans, Royals, Piccadilly.
Quindi, per chi volesse boicottare, direi che potete partire benissimo da questa multinazionale...