venerdì 30 novembre 2007
Ci sono
e comunque non ho ancora capito bene di come sia successo...
mercoledì 28 novembre 2007
Ricordo, rammento
Quel "-cordare" poteva trarre un po' in inganno, dato che si possa pensare che cor, cordis (latino, cuore) non abbia nulla a che fare con la mente.
Perciò si è data l'interpretazione: ricordare significa rievocare gli stessi sentimenti (la cui sede è comunemente il cuore appunto) che abbiamo avuto durante il momento che si tiene in memoria.
In realtà, leggo da www.etimo.it, che gli antichi consideravano il cuore stesso il centro della memoria, e non la mente.
Anche il francese usa "par coeur" (attraverso il cuore) per indicare "a memoria", così come l'inglese ("by heart").
Quindi rammentare (re-ad-mentem) è già più aggiornato come termine. Come etimologia.
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lunedì 26 novembre 2007
Mi sentivo in dovere di farlo
Forse è necessaria una spiegazione a questa foto così strana. Bene, premetto che eravamo al campo scuola a Pieve di Bono alla fine della terza media, quindi trattasi di un anno e mezzo fa, e che è stata scattata estremamente di fretta, perché faceva parte, questo gioco, di una gara a squadre di velocità.
Il gioco consisteva nel far passare uno spago, la cui estremità era legata a un cucchiaino, dentro i pantaloni e tirarlo fuori dalla maglietta, legandoci tutti uno dopo l'altro, e scivolare giù per lo scivolo. La foto doveva testimoniare che eravamo riusciti nell'impresa.
Mi ha fatto sorridere particolarmente la didascalia in alto a sinistra:
Questione security
Inserito da Meghi alle 23:23
sabato 24 novembre 2007
Assemblea (22-11-2007) #1
Ore inizio, 8:30.
Tra tutti i gruppi proposti, direi tutti interessanti e coinvolgenti, erano i film ad attirare più persone: aule anche con una sessantina di persone circa. Questo dipende sicuramente dal fatto che i gruppi non erano poi tantissimi, e considerato che in linea di massima la scuola era praticamente piena come in una consueta giornata di lezione, non si potevano contenere tutti in quelle poche aule disponibili. E infatti sono stati tanti, soprattutto "i frequentanti la classe prima liceo" (perifrasi per non usare "primini"), quelli che hanno occupato classi vuote per autogestirsi un paio di orette di studio o di calcio con palline di carta o partite di briscola o quant'altro.
Tutto mi è sembrato svolgersi nella regolarità.
Nei corridoi il giusto trambusto, nelle aule la giusta serietà, anche se quest'ultima non è mai sufficiente... La security tranquilla. Pochi accalcamenti.
Ben riuscita, credo.
Credo perché non sono stata molto per i corridoi, se non a ricreazione. E non ho nemmeno sentito suonare le band giù al piano terra, perché nella seconda parte dell'assemblea Giulio mi ha intrattenuta in un gruppo inventato al momento, dove si stava discutendo riguardo alcune problematiche scolastiche.
Un punto debole si è rivelato soprattutto con i primini, ma non solo, che, in preda alla noia, si rifugiavano in quelle aule per fare altro.
Qui credo sia un problema di mancanza di interesse e di informazione verso l'assemblea.
Ho presente il caso della classe di mio fratello, dove non sapevano nemmeno cosa fosse un'assemblea, perché i rappresentanti di calsse non hanno riferito nulla di quello che è stato discusso al Comitato Studentesco. Forse anche per mancanza di chiarezza durante i dibattiti di quella riunione...
Un po' disorientati, ecco. E si prende esempio da quelli più grandi di solito.
Inserito da Meghi alle 14:34
Etichette: Assemblea d'Istituto, Bagatta, Scuola
Appello a Tommaso
Cosa hai da dire a tua difesa a questo punto? Muahahahahaha!!!
Questo si è rivelato l'unico modo per dimostrare che in realtà non sono stata io nel c-box. Odio essere costretta a fare post così insulsi!
P.S. Hai fatto sì, Tommaso, che inventassi addirittura una nuova etichetta: Cretinate... Bravo!
mercoledì 21 novembre 2007
La parafrasi non fa bene
Oggi abbiamo affrontato l'Infinito di Leopardi, che già conoscevo a memoria dalle medie. Lasciando perdere la cambiatissima impressione che mi ha fatto nel rileggerla oggi rispetto a due anni fa circa (e anche la cambiatissima intonazione che le ho dato... brrr, non mi riconoscevo), con la tirocinio, si è cercato di spaziare un po' tra le parole della poesia (che poi perché certi individui cercano sempre di dare una migliore impressione in situazioni con gente che si vede per poco tempo, che mai più si riincontererà, che con quelli con cui hai a che fare quotidianamente...)
A fine lezione, ci è stato assegnato come compito quello di scrivere la parafrasi.
Dopo essermi stato rimproverato che non sono in grado di apprezzare tanta bellezza in pochi versi, perché ho avuto un momento di mancanza di autocontrollo di fronte a una battuta di un compagno, ci viene imposta una parafrasi.
Io personalmente le vedo come gli scritti più riduttivi che ci possano essere. Sciolgono la poesia completamente, la scardinano, la rendono neutra, la abbassano, le fanno toccare la regolarità, la normalità, sia delle parole, che della costruzione delle frasi.
La scombinano.
Le arruffano i capelli, prima rifinemente raccolti, e li ripettinano normali.. normali!!! (Questo aggettivo è scandaloso per una poesia come lo è la parola "finito" per Hilbert).
Struccano il suo volto.
E poi, se c'è un comportamento che non sopporto da parte di qualsiasi adulto che si ritenga possedere anni e anni di esperienza più di uno studente, è quello di entrare nella sua coscienza in modo drammatico. Dirgli: "ma che ne sai tu delle bellezze della vita, dei dolori, tu che stai tutto il giorno con l'i-pod alle orecchie? Hai mai sofferto davvero? Non credo proprio, sai! Dovresti inchinarti davanti a una poesia come questa, sei superficiale, siete superficial; ma pensate che la vita sia solo la canzoncina? Vi sbagliate."
Ma come si osa invadere uno spazio umano e sempre vivo, e così (ahimé) delicato, com'è la nostra cosceinza, la nostra anima? Come intromettersi in quegli spazi così riservati, che basta davvero poco per venire spiazzati completamente, perché suscita ricordi in bilico, non ancora assimilati.
Chi non sa di noi, è meglio che non parli di noi.
Inserito da Meghi alle 21:13
Etichette: Giornate, Io, La mia età, Scuola
domenica 18 novembre 2007
Su e giù
I piccoli a diventare grandi, i vecchi a tornare infantili.
Chi finge ad essere più autentico, chi è mascherato a mostrarsi per quello che è.
La ricerca di una ponderazione da parte degli estremi.
giovedì 15 novembre 2007
Link, che rozzo andamento
Tutti, in un momento di blogging frenetico, capiscono, prima o poi, l'utilità di quest'abitudine ormai difusissima tra blogger per il pagerank.
Ormai lo scrivono dappertutto.
"Serve linkarsi a vicenda! Per aumentare le visite ai nostri blog e per far crescere il nostro pagerank, e quindi prestigio e posizione nei motori di ricerca del nostro blog!"
(Addirittura io avevo trovato un sito per misurare in termini di denaro il valore del mio blog).
E quindi, si risponde con entusiasmo alla proposta, link qua e link là...
MA...
MA tutti, in un momento di blogging frenetico, capiscono, prima o poi, che l'illusione che da quel sito potessero arrivare tanti visitatori nuovi diventa irrealtà.
Infatti, dai blog che linkiamo riceviamo relativamente poche visite rispetto alle visite dirette o quelle via motore di ricerca. E se riceviamo tante tante visite da un blog, è perché il blogger-proprietario è particolarmente fedele al nostro blog.
MA io sono partita col parlare di blog che non si conoscono. Esistono blogger che in qualunque blog capitino, aggiungono il loro commento standard, fisso per tutti: "Vieni a visitare il mio blog! Scambiamoci i link! Se ti va, ovviamente (perché una nota di gentilezza ci deve essere sempre...). Ciao! Fammi sapere (e magari ci mettono anche questo ;))"
Nel primo periodo di solito si linkano tutti quelli che ti propongono. E, se proprio proprio, si va anche alla ricerca di blog da linkare.
Dopo aver riempito la propria colonnina del blogroll di un proficuo numero di link, si tende a stabilizzarsi e moderare la frenesia e la linkomania. Perché?
Beh, primo perché si capisce che dopotutto non si ricevono così tante visite da questi nuovi link sulla nostra sidebar, soprattutto se hanno, a loro volta, un elevatissimo numero di link (per cui il nostro non è che una goccia nell'immensità del blogroll).
Secondo, uno può diventare geloso e tenere i link più stretti e interessanti per lui.
Terzo, si arriva, chi prima, chi dopo, a capire che il blog linkato non ha nulla a che fare con la tipologia del nostro blog, che non ci sono punti di contatto, e quindi, motivi di scambio di commenti da aprte dell'uno o dell'altro.
Quarto, appunto, non si ricevono commenti.
Quinto, meno importante, la sidebar diventa troppo lunga, e soprattutto per quelli che hanno una colonna, e non due (muahahaha) diventa troppo sbilanciato.
Le risposte, a questo punto, da: "Accetto volentieri lo scambio di link (e magari il solito ;))! a presto!!!" diventano: "Scusa, ma hai visto che i nostri blog non hanno niente a che fare l'uno con l'altro?"; oppure: "Smettetela con queste formule fisse di scambio-link... non è che magari quello che hai scritto nel mio commento l'hai sparso tra i commenti di altri 20 blog???" (beh, ovvio...)
E' come se ci sentissimo "uno dei tanti" che capitano magari cliccando su "blog successivo", e questo fa venire rabbia e senso di perdita di quell'individualità che ci caratterizza come blogger; in fondo, per quanto rigorosi e oggettivi potremmo apparire, è quella nostra individualità a voler essere linkata, non i nostri visitatori assidui che potrebbero trasferirsi su un nostro link ricambiato.
Questo è quello che ho notato... MAAAAA non ho parlato di me!
Quella è un'altra storia.
mercoledì 14 novembre 2007
Blockquote!!!
Per esempio nella sidebar a sinistra dove ci sono le tre frasi di Oscar Wilde ci sono due virgolette blu sullo sfondo, ma non vanno bene. Ho già trovato a tal proposito questo blog che ne parla, ma non mi funziona, anche perché credo di non aver capito perfettamente tutte le istruzioni. Qualcuno saprebbe spiegarmi meglio per favore?
lunedì 12 novembre 2007
Vedo e penso
Avete presente la sensazione che viene quando ogni nuova scoperta che fate, in qualsiasi, ma proprio qualsiasi ambito, poi sembra essere soffocata?
Quando avete ricevuto un'ispirazione da un qualcosa di indefinito, che vi anima da cima a piedi, vi mette in agitazione, non smette di rodere nella testolina, ma poi vi guardate attorno e nessuno sembra esultare come voi, e abbassate la cresta?
Avevo notato che in un alloggio troppo piccolo anche i pensieri si striminzivano.
L'ho letto da qualche parte (un libro, accipicchia, non mi ricordo mai le fonti...).
Come se l'ambiente che ci circonda influisca in qualche modo nella nostra fantasia e capacità di spaziare.
Come se i pensieri dovessero, una volta prodotti, uscire e incanalarsi nei dintorni reali in cui viviamo.
Come se non fosse mai sufficiente ciò che ci sta intorno per amplificare la nostra idea.
Come se non ci fosse nulla di paragonabile, in termini di misure a portata d'uomo, alla grandezza di un'idea brillante.
E dove trovare il secondo termine di paragone?
Inserito da Meghi alle 23:10
Etichette: Impressioni, Intorno
Come?
E' come lamentarsi di un caffè, evidentemente mal riuscito, il cui sapore non si distingue da quello di un té, tanto è schifoso. Tanto, se non capisci di cosa si tratta, perché preoccuparsi? Sia il caffé che il té sono buoni. E quindi bevilo senza tante storie.
E' inutile.
Le ambiguità stanno dappertutto, ma non accetto quando so di non avere il corrispettivo che attendevo; eppure sarei stata soddisfatta di entrambe le facce, ugualmente.
Lasciamo scorrere...
Inserito da Meghi alle 22:47
Etichette: Flash personali, Io
... ma è troppo tardi
Beppe vengo da te!!!
Inserito da Meghi alle 22:28
Etichette: Io, Scuola, Siti Internet
giovedì 8 novembre 2007
Problemi di convivenza civile, fra quattro mura scolastiche
C'è uno strano rapporto, uffa.
Non si respira aria tranquilla, scolastica. Soprattutto per undici ore alla settimana, c'è tensione, voglia di sfogarsi in qualunque momento, inizia a mancare l'autocontrollo.
Poi c'è stata quella discussione al gruppo adolescenti sulla meritocrazia e sul ruolo dell'insegnante. Discussione, chiaramente, che ha fatto scattare una voglia di cambiare completamente sistema e reazioni verso di loro. Si può provare, no, a fare quello che ci viene chiesto, anche se quasi in condizione di impossibilità di rispettarlo? Almeno mostrarsi interessati a voler davvero condurre il programma in modo soddisfacente fino alla fine dell'anno, mostrarsi intenzionati a collaborare, sì, ciao!
Fin'ora si è usata l'arma dell'aggressione; e non ha funzionato, anzi... si potrebbe cambiare, ora, no?
Tanto per vedere che effetti ci saranno. E magari, confrontando l'uno e l'altro, tentare di raggiungere un equilibrio, e quindi non cadere né da un estremo, né dall'altro.
E' un po' lo stesso principio che ha spinto i Rappresentanti d'Istituto oggi a proporre di togliere per una volta la security: "tanto per vedere cosa succede, se qualcosa si muove. Altrimenti, è sempre lo schifo di sempre".
lunedì 5 novembre 2007
Scuola, che novità!
Punto n.
1) A dire del mio Maestro, avrò occasione di confrontarmi con ragazzi della mia età o più grandi, nelle stesse condizioni (ovverosia nel tortuoso cammino per il superamento di un esame del Conservatorio), e quindi scambiare opinioni e farci coraggio e animo l'un l'altro.
2) Sempre a dire del mio Maestro, avrò anche occasione di farmi sentire da altri Maestri e ragazzi, "farmi notare", "farmi ascoltare", e poi si vedrà cos'altro.
3) L'ambiente è nel senso vero della parola musicale, e non domestico, chiuso tra quattro mura familiari, ma ci sarà tanta timidezza e frattanto entusiasmo nel scoprire e imparare ad annusare bene quell'ambiente.
4) Si chiama scuola di musica, ma io spero di vederla come una cerchia di ragazzi, dove sono LORO ad insegnarmi come intendo io.
5) Tra le altre, avrò l'opportunità di suonare musica da camera, in accompagnamento con flauto o violino, o chissà, anche voce. Questa mi è del tutto nuova, e credo che le prime volte la sfilza delle figuracce che farò sarà bella lunga (non è brutta l'idea di Tommaso di fare un'etichetta apposta!)...
6) Infine, un saggio di fine anno with a lot of people! Uaooooo!
Dette e rilette così, sembrano essere di buon auspicio e promettenti.
Si sente tanto che sono stata troppo solitaria fino ad ora?
Ah, tra l'altro rodo d'invidia per qualcuno che fa canto corale al Conservatorio...
sabato 3 novembre 2007
Isterica
Non si nominano mai le persone cui si vuole davvero bene, soprattutto se qualcun'altro potrebbe leggere. Ciao mamma, ciao papà, ciao fratello.
Il bello è il nuovo
Però. Non capitano quelle giornate in cui ti accorgi di aver raggiunto il tuo più grande desiderio che covavi da piccolino, cui sei arrivato senza nemmeno tanta fatica dopotutto? Quel desiderio irraggiungibile, che invece si stava avvicinando a te senza nemmeno che tu fossi in grado di notarlo?
Certo che capitano.
E poi ci sono quelle giornate in cui conosci qualcuno, che sai che ti cambierà la vita prima o poi. Lo senti che c'è qualcosa che lega, che sai che si evolverà nel corso del tempo, e chissà dove andrà a finire.
Beh, queste invece entusiasmano. Conoscere qualcuno è sempre un motivo di entusiasmo; è come riiniziare da capo una storia, e ogni volta finisce in modo diverso. Forse proviene dal bisogno di chiudere con un tappo un'improvvisa colata calda di lava che brucia, perché fresca fresca, appena uscita. Potrebbe anche essere una cura per sconfiggere, di tanto in tanto, la tediosità di gente che vedi scorrere sotto il naso ogni giorno; gente che guardi e ti chiedi se hai mai avuto davvero a che fare con loro, o se le sei soltanto passato accanto, sfiorato col braccio, magari qualcuno anche salutato.
Perché è così bello conoscere? Cerco novità dappertutto, persone e fatti che condiscano il mio agire in compagnia in modo sempre diverso. Lasciarsi prendere la mano, e, magari, perché no, giocare con loro, sperimentare.
Il tutto nella più assoluta serenità ed entusiasmo. Entusiasmante.
Inserito da Meghi alle 18:19
Etichette: Flash personali, Io
venerdì 2 novembre 2007
Montagne
Un bel giretto tra le montagne, un tragitto che lasciava stupiti solo per il paesaggio ridente, che faceva il magnifico potere di far scordare tutto.
Perché c'era un cielo pulitissimo, azzurro come non mai, uniforme e quasi artificiale.
Perché le montagne si tingevano di arancio, giallo, e tutte le sfumature che stanno fra l'arancio e il giallo, la maggior parte delle quali non ha nome.
Perché il bianco della neve era anch'esso compatto e contrastante con il calore del sole che splendeva e faceva riflettere e luccicare le rocce.
Perché le punte dei larici erano rosse, e un intero pendio di punte rosse annunciavano un indebolimento della vita delle piante, e sembravano tanti nasi rossi in preda a un raffreddore.
Perché il freddo fuori non pungeva, nonostante tutto.
Perché l'aria era tersa e silenziosa, eppure conteneva tanta vita.
Perché i pendii mi invogliavano a rotolare giù come una pigna.
Perché i tornanti mi facevano girare la testa.
Perché le valli erano metà al sole, metà all'ombra.
Perché l'acqua fresca di una sorgente ghiaccia la bocca mentre si sorseggia a piccole dosi.
Perché i giocattoli sono di legno.
Perché le case sembrano disegnate dalla fantasia di una bambina.
Perché tutto dà l'idea di purezza.
Sarebbe bene visitare uno stesso posto almeno più di una volta, dopotutto.
Inserito da Meghi alle 13:16
Etichette: Impressioni, Intorno, Via di casa