martedì 15 gennaio 2008

Colore

Ah, oggi suonando mi sono imbattuta in una parte dove era indicato di suonarlo "sottovoce". Mi ha divertita, che al posto di un semplice "p" o "f" o "mf" o tutt'al più un "leggerissimo", abbiano inserito quest'indicazione di intensità. E sottovoce va fatto.

Una serie di semicrome che fanno da sfondo, per la sinistra, e la melodia che canta, a questo punto, a destra.
Però, tecnicamente, se mi chiedessero di fare un sottovoce e un leggerissimo, eseguirei ugualmente in un determinato modo quella frase. Che poi la sensazione che sento e che immagino di dover suonare sia diversa, è un altro conto. Ma qui sta a me esternarla e farla vibrare anche in chi mi ascolta.

Perché così tante faccende quotidiane sono così soggettive? Bisogna metterci del proprio dappertutto, e la legge che ci unisce agli altri vuole che il nostro proprio passi attraverso il legame e si faccia sentire. Un'eco della nostra volontà di esprimerci, che deve essere forte e coinvolgente, sicura e di carattere. Se facciamo fatica a sentirla noi, figuriamoci gli altri...

A teatro avevamo anche operato con le energie, che, una volta prese da qualcuno, ballano in noi, si muovono, agiscono, e poi chiedono di essere espulsi, con un'intenzione ben precisa, altrimenti il risultato è misero. Per quello devono essere DI CARATTERE. O meglio, dobbiamo darglielo noi.
E' molto più facile intuire l'insicurezza e la mancata interpretazione altrui che la propria. Basta non chiamarlo errore.

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