mercoledì 23 gennaio 2008

Non ci sono ancora

Quando ero piccola (l'età precisa non importa, ero bambina, punto), guardavo le persone dal basso verso l'alto.

Le vedevo alte e grosse; dicevo tra me e me che quella misura d'altezza e di imponenza era direttamente proporzionale al grado di pensiero e alla capacità di osservare in modo critico qualsiasi cosa ci fosse attorno a loro e a me.
E mi chiedevo se mai sarei stata alta e composta come i "grandi". Io invece ero ancora goffa, quelle sembianze dicevano di me che non ero alla loro altezza né per le loro discussioni, né per le loro decisioni, né per le loro azioni, né per la loro intelligenza. Cosa dovevo fare per guadagnarmela, quest'altezza?
Pensavo anche che aspettare sarebbe stato come arrendersi, allora dovevo prepararmi prima di poter affrontare un nuovo mondo, con i tacchi o senza (nel senso lato del termine). Con protesi o senza (sempre nel senso nato del termine). Dovevo vedere come loro e pensare come loro. Esercitarmi, ma sempre tra me e me.
Per prepararmi, cosa potevo fare? Forse solo immaginare come sarebbe stato. Oppure impormi di capire al volo il giorno in cui sarei passata da un gradino all'altro. Da me chiusa in fantasie a me aperta a loro. Ho sbagliato evidentemente unità di riferimento: non il giorno, bensì... cosa?
Un anno mi ha cambiata radicalmente? O un mese? O tutto l'arco del liceo lo farà? O è un processo che dura per tutta la vita? E' questo che devo capire, vero?

Mi sembra di perdere tanto di quel tempo, e il tempo mi sembra così dilatato quando ho il coraggio di riprendere in mano le principali fasi della mia storia.

Dai, vivi e basta.

Hai anche un amico che ti aspetta, su.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusa non capisco l'uso dei tempi verbali, non è che potresti darmi qualche delucidazione??
"Quando ERO piccola???
Quando guardAVO le persone dal basso in alto???"
.......

Meghi ha detto...

Era una domanda-trattino-battuta di spirito?

Non importa, il tono del post non era quello in ogni caso.

Daniel ha detto...

Suppongo che a qualunque età uno possa sentirsi a vari livelli. A volte più grande, a volte più piccolo (anche se forse gli aggettivi più adatti sono maturo/esperto e acerbo/nuovo). Non credo che ci sia una persona che possa dirsi "grande", in particolare, non può dirlo basandosi sul semplice dato dell'età e men che meno dell'altezza.

Essere maturi non vuol dire neanche fare discorsi da maturi. Penso che una persona veramente saggia stia zitta quando gli altri discutono, ma questa è la mia opinione. Se si è con "piccolo" si può pensare che per confronto si è grandi, ma allo stesso tempo noi ci riflettiamo in chi scegliamo di circondarci, di conseguenza siamo piccoli. lo stesso vale al contrario.

La questione si basa sul fatto che grande e piccolo sono due termini relativi. Solo l'espressione in metri sarebbe un valore assoluto, ma poi le proporzioni interne smentiscono la validità di questa misura. In fin dei conti, ritengo che sia saggio chi è felice di essere com'è. E lo deve essere per scelta e come frutto di impegno proprio. Non di diventa saggi quando ci si accontenta delle cose così come sono. Lo si è quando si è felici.

(Ho utilizzato abbastanza indifferentemente maturo, grande, saggio, alto... intendo sempre lo stesso concetto).

Anonimo ha detto...

Lo so che il mio era un commento idiota, e avevo capito il senso del post.
Forse mi pento di aver scritto una battuta così penosa...
Mi sono permesso solo perchè sono consapevole di ritenerti molto matura, grande, saggia e alta!!!

Meghi ha detto...

Penso che una persona veramente saggia stia zitta quando gli altri discutono

...parole sante!


Forse questa relatività di concetti, quali la maturità, la saggezza, la felicità, la "grandezza" o meno come viene qui usato questo termine, dipende da individuo a individuo, ma anche da rapporto a rapporto. In mezzo a "grandi", che percepisci tali per la loro ostentata sicurezza ed equilibrio nell'esporre le loro idee, ovviamente ci si sente piccoli, e li si vuole raggiungere stando con loro. Però non sono io a scegliere questi "grandi", prima di tutto perché non ne sono nemmeno così capace.

Se tutto è relativo, anche il mio giudizio per ciò che è bene o non bene per me può essere sbagliato. E allora, anche le persone che si sceglie con cui stare.
Accanto a "grandi" si sente il bisogno di stare con "piccoli"... non si può stare sempre stare ad altezze vertiginose!
Sempre consapevoli, però...

Erisel ha detto...

Complimenti per il tuo blog. Ho apprezzato anche la grafica.

francesco ha detto...

eh eh, guarda quante cose che trovo cazzeggiando al com alle 22:51... è di un anno fa 'sto post, ma penso posa essere sempre valido: anche io mi domandavo se mai sarei stato all' altezza degli adulti... il problema è che lo faccio anche adesso: l'hai capito anche tu, penso, queste "seghe mentali" durano tutta la vita, cambiando continuamente la persona all' altezza della quale ci si vuole sentire. Ma ciò vuol dire che la persona sta maturando...