mercoledì 29 agosto 2007

Lavavetri per finzione

Un cronista di Repubblica si finge romeno. Pensate, da oggi non ci si finge più "barboni", ma "romeni", "senegalesi", "marocchini", "tunisini". Ebbene, questo attore rumeno cerca di vivere una giornata a Milano, tra i lavavetri dei semafori. L'obiettivo è quello di provare sulla sua pelle l'umiliazione di chi lo fa quotidianamente. Di provare la loro disperazione prima di dire qualcosa di insensato riguardo alla questione, che ultimamente sta creando non pochi dibattiti (a Firenze, per esempio, c'è già la giunta del CENTROSINISTRA che dichiara guerrra ai lavavetri...).
Conoscere i fatti prima di parlarne. E questo cronista (Sandro de Riccardis) applica questo concetto in modo estremo, ma efficace, credo. Più efficace di così non si può.



Cerco di prendere ritmo, riesco a pulire un vetro prima da un lato, poi dall'altro e quasi sempre vengo ripagato con lo sguardo duro dell'autista. Non sgancia nulla.

"Vetro sporco, amico, vetro sporco", dico a un uomo di una certa età alla guida di una Micra gialla. "Vai a lavorare!", mi urla la moglie. Il marito mi allunga quaranta centesimi. La donna lo insulta, cominciano a litigare furiosamente.

"Arrestatelo!", grida un pensionato sulla porta del bar. Il vigile gli risponde, ma forse parla a se stesso: "Lo arresto e lui domani è di nuovo libero". Mi trattengono per una ventina di minuti, mi chiedono documenti che non ho, poi se ne vanno. Così raccolgo le mie cose e vado un po' più lontano.

"Qui ci stiamo da quattro anni. Chi sei? Che vuoi qui? Vattene via". "Lavoriamo tutti - dico - anch'io ho figli da sfamare".

Appoggio la spazzola sulla Fiat Punto di un cinquantenne e lui mette in azione i tergicristalli. Mi colpiscono una mano, mi fanno male.
Mi sposto in seconda fila, e appena mi avvicino, vedo una signora che indica dietro il cane con le zampe sul vetro. L'animale abbaia furioso. "Se tocchi la macchina apro il finestrino", minaccia.

Sono sfinito. Metto la mano in tasca e tiro fuori i soldi. Li conto. Sono quattro euro e sessantasette centesimi.



Queste sono alcune frasi che vengono dal suo articolo. Solo una parola per me: umiliazione.

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