domenica 2 settembre 2007

Corde e settembre. Stagioni.

Di solito, si tende a pensare al ciclo delle stagioni, al tempo che passa, alla solitudine dei momenti soltanto dal cambio che avvertiamo tra l'estate e l'autunno.

Settembre.
Chissà quanti blog, quante pagine di diario, proprio in questo momento vengono riempiti di post o di linee di inchiostro, gli stanno dedicando parole e pensieri. E chissà quante menti stanno cercando di riacquistare quella solidità per la settimana ventura, la settimana che ci rifarà capire come noi siamo chiamati a compiere, nel nostro piccolo, un lavoro, per noi e per gli altri: la solidità, la rigidezza, che ci fanno sopportare un altro anno di lavoro; solidità che si scioglie con l'inattività e con le vacanze.

Settembre.
E' il mio mese.
Scandisce l'anno, in fondo, quasi più della suddivisione data dal calendario gregoriano. E' come se con le vacanze si chiudesse un ciclo di lavoro strenue. Sempre la stessa logica: fatica, e riposo. Poi si riprende. E di certo gennaio non ha la forza di settembre.
Anche i buoni propositi si fanno per settembre: quest'anno stuiderò di più, mi impegnerò di più.
La corda è tesa al massimo, ai primi di settembre. Poi, ovviamente, le braccia si stancano di sorreggere il tutto, anche perché la corda è capace di accumular sostanze superflue...pesanti... bisognerebbe smuoverla ogni tanto, scuoterla, per alleggerirla. Si è lì lì, in bilico per mollare tutto, sempre la stessa storia: alla fine si fa resistenza, si butta quel poco di carburante che riusciamo a fare entrare, e si pone fine al nostro calvario e alla nostra lotta con una corda.

SEMPRE LA STESSA STORIA.

Cambia la corda, però. C'è la corda dei buoni propositi da studenti diligenti che siamo, quella da buoni figli. Poi c'è la corda degli impegni fissi, e di quelli che ci prefissiamo... quante ne sciogliamo!

Le stagioni.

E intanto, capisco che la magia sta nel ripetersi in modo diverso. E nella continuazione di una dopo l'altra, senza poter saltarne una. No, non una.

Mi emoziono nell'attesa di un desiderio che si debba realizzare. Una volta realizzato, il desiderio perde ogni sua bellezza, quella bellezza che l'attesa sa dare, che il non-sapere, che la curiosità lo velano. Perde ogni entusiasmo. Ma questo discorso non vale per tutto.
C'è una complicazione ulteriore. Che la realizzazione di alcuni stessi desideri perde il suddetto fascino solo per alcuni, per altri no.

Ancora una volta mi sto ingarbugliando inutilmente.
Il succo è che l'attesa di una nuova stagione, che sia essa estate, primavera, autunno, inverno, non smetterà mai di entusiasmarmi. Altrimenti è finita. Sissì.

2 commenti:

Daniel ha detto...

Io invece inizio a ottobre (...spero)!
Haha (...spero)!

Meghi ha detto...

Hai fatto bene ad aggiungere quei (spero)... per fortune di questo tipo, è meglio non esserne sempre tanto sicuri, e nemmeno tanto provocatori nel dirle! Guarda, se inizi a settembre...