giovedì 2 agosto 2007

L'uomo pro/re-gredisce

Ecco, questa sensazione di perdere ogni cosa che trascorre, anzi, che scorre via con il tempo.
Fuori c'è un'aria piacevolissima, una serata umidiccia, quel profumo di bagnato che risveglia percezioni autunnali e primaverili. Il tempo, là fuori, sembra essersi rassenerato con se stesso, il suo lavoro di rinfesco d'aria l'ha compiuto a suo dovere.
Perché tutte le creature e i fenomeni di questo mondo hanno un unico scopo, mentre l'uomo ne ha infiniti? E più passa il tempo, più se ne prefigge, più si ostina a fare, fare, fare... è sempre così pensieroso, deve trovare una soluzione a tutto, perché crede che più domande vengano fuori, più risposte bisogna dare. No. Lasciar passare, non sarebbe più semplice? (Lo dico proprio io!). Ad esempio... le nuvole vengono per buttare giù acqua. Stop. Le piante crescono per l'ossigenazione dell'atmosfera. Stop. Tutti gli animali nascono con l'unico scopo di sopravvivere e far sopravvivere, pardon, o far sopravvivere. E l'uomo? Lui no, invece. Lui è destinato a non avere un unico fine, perché qualcuno ha avuto la brillante idea di dargli un cervello per pensare.
Il suo pensare è stato il suo progredire. Mi chiedo ora se è veramente una progressione: vedo che l'uomo è capace di fare tanto male. Ci sono due strade possibili per ogni idea umana: una che fa crescere nel bene, una nel male. Ma ogni idea fa comunque crescere. Ci si costruisce questo muro di mattoni che si fabbricano ad ogni nostro sguardo, osservazione, attenzione, ad ogni lettura, ogni scrittura, ogni ascolto... da soli. Si costruiscono da soli, non ce ne rendiamo conto. Si saldano agli altri solo nel momento in cui li riprendiamo in mano, li applichiamo e li ripensiamo; da crudi come sono diventano cotti, grazie al sole del nostro intervento, del nostro agire cosciente.
Più l'uomo cresce, più l'innocenza scompare, perché egli inizia a cuocere tutti i mattoni a una velocità impressionante, robotica. Diventa rigido, inflessibile...
Pensare che una volta era un animale... un innocuo animale. E anche lui con uno scopo. Un semplice scopo. La mancanza di intelligenza come quella umana porta con sé un grande vantaggio, anzi due: il primo, è quello di non essere in grado di porsi domande e quindi problemi. Il secondo, è quello di non poter desiderare tale intelligenza, non conoscere dell'esistenza di tutte le gioie e i piaceri che ne potrebbero derivare, tutte le comodità, le soddisfazioni... Voglio dire, nessun animale è invidioso di noi.


P.S. Cercherò di dimenticare tutto quello che ho scritto in questo post perchè sarebbe troppo deprimente per me crederci sul serio per tanto tempo... Evviva l'intelligenza umana! (umana non vuol dire che si trova in TUTTI gli umani...)

5 commenti:

Daniel ha detto...

Oooh! Finalmente posso dire che: "Non sono affatto d'accordo!"
Ogni cosa (nuvole, pioggia, animali...) hanno una causa, ma non uno scopo. La mia presente riflessione vuole non tener conto della religione, quindi dirò che neanche l'uomo ha uno scopo. Se li pone perché vive in società. Se non ci fosse la società un uomo solo si preoccupa di sopravvivere. Il Bello e il Giusto non avrebbero più senso. Il metafisico può esistere solo nella dimensione della fede (e non volevo parlare di religione...). Guardiamo all'esempio di Robinson Crusoe.

Nel momento in cui l'uomo si cala nella società deve mettersi d'accordo con altri su cosa fare. Deve dimostrare di essere utile agli altri e per farlo raggiunge obiettivi.

Certo è un ragionamento un po' semplicistico. Potrei tirare in ballo gli asceti, ma lo farò magari un giorno sul mio blog con sistematicità.

Meghi ha detto...

Come "Oooh! Finalmente posso dire che: "Non sono affatto d'accordo!"???
Hehehe... Per fortuna!

Riassumo il commento di prima che non mi si è pubblicato...
Da un lato hai ragione a dire che è stata la società a permettere all'uomo di avere spunti per crescere intellettualmente, grazie agli scopi che si prefigge stando in relazione con altri.
Dall'altro, io nel post ho cercato di prendere l'uomo odierno nella sua solitudine, nella sua riflessione e con la sua intelligenza, senza analizzare, però, come è arrivato a quest'intelligenza...la società... hai perfettamente ragione.

E poi, davvero, escludere il discorso metafisico e di fede religiosa vuol dire cancellare notevoli condimenti al discorso...

Giulio Tagliapietra ha detto...

E' bello vedere persone come te Daniel e altri amici giovani che non sono superficiali e pensano, ci si sente meno soli.

Penso sia importante riflettere su temi di questo tipo così da essere consapevoli che la degenerazione c'è ed è tangibile, presente, e si cerca di vivere al meglio delle proprie possibilita pensando continuamente e ponendosi domande

Non so se mi si capisce.
Comunque se si trovasse l'occasione si potrebbe parlare di questo tema per approfondire.

Meghi ha detto...

Anche a me fa molto piacere dibattere con (i giusti) amici su argomenti e sensazioni, soprattutto se non la pensano come me! Il confronto è una delle cose che più mi stimolano a pensare, e mi piace davvero.

Grazie Giulio!

Hermano89 ha detto...

Io resto convinto che con l'intelligenza l'uomo sia dotato di un dono preziosissimo,non concesso ad altri,e di cui dovremmo essere fieri.
Certo che non possederla renderebbe l'esistenza meno problematica,ma almeno possiamo dire di avere degli scopi,a differenza degli animali per cui la vita si vive giorno dopo giorno(banalmente aggiungerei,senza per questo nulla togliere al fascino che gli animali richiamano ancora per alcuni esseri umani).
Molto dipende da come si fa uso di questo prezioso dono,e secondo me la società in questo senso lo deturpa,lo rende proprio,rendendoci come elementi del tutto,e con questo mi riferisco soprattutto all'istituzione della scuola.
è affascinante credere che l'uomo autodidatta possa mostrarsi "naturalmente" buono d'animo,forse anche generoso,non esistono però ancora prove certe al riguardo.